“Battaglie intense” sono in corso nella Striscia. Lo ha detto l’esercito israeliano, secondo cui nell’ultimo giorno sono stati circa 250 gli “obiettivi terroristici” colpiti in tutta Gaza. “I soldati – ha spiegato il portavoce militare – continuano a localizzare armi, imbocchi di tunnel, esplosivi e altre infrastrutture militari”. Tra queste, sono state distrutte le postazioni da cui ieri sono stati lanciati i razzi nel centro di Israele. L’aviazione ha colpito nell’area di Deir al-Balah dove sono stati “eliminati terroristi di Hamas e della Jihad islamica palestinese”. Secondo il portavoce, è stata colpita una “cellula armata nei pressi di una scuola nel nord di Gaza” e in un’altra scuola, sempre nel nord, sono state trovate “armi e munizioni”. “Ci vorranno settimane o addirittura mesi perché Israele raggiunga i suoi obiettivi militari nella Striscia di Gaza”. Lo ha detto – come riporta la Tass – l’ambasciatore di Israele in Russia, Alexander Ben Zvi. “La pianificazione – ha aggiunto – dipende dai successi militari. Ma posso dire con certezza che ci vorranno settimane”. “La ripresa del cessate il fuoco tra Israele e Hamas è ancora possibile, ma l’operazione militare continuerà finché i membri del movimento palestinese non rinunceranno ai loro sforzi militari”. Lo ha detto alla Tass l’ambasciatore israeliano in Russia, Alexander Ben Zvi. “Bisognerebbe capire – ha aggiunto – quali sono i loro piani: se, per esempio, Hamas rilasciasse tutti gli ostaggi e decidesse di non impegnarsi più in azioni militari, ci sarebbe qualcosa di cui discutere. Finora, purtroppo, loro stanno rifiutando questa opzione. L’operazione militare continuerà finché non capiranno che questa non è la scelta migliore per loro”. L’esercito israeliano ha circondato da ieri la casa del leader di Hamas, Yahya Sinwar, a Khan Yunis (Gaza): lo riporta Haaretz, che cita il canale saudita Al-Arabiya Channel. Ufficiali della sicurezza israeliana ritengono che potrebbe volerci fino a un mese prima che venga esercitata una pressione militare sufficiente su Hamas affinché si apra una nuova finestra per una tregua e il rilascio di altri ostaggi prigionieri a Gaza. Lo ha riferito la Radio Militare. Secondo le stesse fonti, per raggiungere questo obiettivo le operazioni militari dovranno continuare sia nel nord sia nel sud della Striscia. Si ritiene che a Gaza ci siano ancora 138 ostaggi nelle mani di Hamas e delle altre fazioni palestinesi. “Le forze dell’Idf hanno eliminato diversi comandanti di Hamas e agenti della Brigata Nord della Striscia di Gaza, la seconda più grande brigata di Hamas, che si nascondevano in un tunnel situato vicino all’ospedale indonesiano durante l’attacco”. Lo scrive su X l’esercito israeliano precisando che cinque comandanti “sono stati eliminati”: si tratta di Asam Abu Rakba, Rafat Salman, Ahmed Al-Ghandoor, Wael Rajab e Ibrahim Al-Biari. Inoltre, scrive l’Idf, “quattro comandanti di battaglione sono stati eliminati nella Brigata Gaza, la più grande di Hamas, e il battaglione Tsabra è stato danneggiato in modo significativo e il suo quartier generale è stato messo fuori uso”. “Se avessimo voluto fare del male ai civili, avremmo potuto vincere l’intera guerra in un giorno, l’8 ottobre”: lo ha detto alla Bbc l’ex primo ministro israeliano, Naftali Bennett, sottolineando che Israele sta mostrando moderazione a Gaza. “Avremmo potuto bombardare Gaza indiscriminatamente”, ha osservato, aggiungendo che questa “sarebbe stata la cosa più semplice del mondo… (ma) non lo stiamo facendo”. La disponibilità di carburante e forniture mediche ha raggiunto livelli critici all’ospedale di Al-Aqsa, nella Striscia di Gaza, a causa della chiusura delle strade, mentre centinaia di pazienti hanno bisogno di cure d’emergenza a causa degli incessanti bombardamenti israeliani. Lo rende noto in un comunicato Medici senza frontiere (Msf), sottolineando che lo staff palestinese e internazionale di Msf nell’ospedale riceve in media 150-200 feriti di guerra al giorno dall’inizio di dicembre. “I pazienti ricoverati sono 700 e ne arrivano sempre di nuovi. Stiamo esaurendo le forniture essenziali per curarli”, afferma Marie-Aure Perreaut Revial, coordinatrice delle emergenze di Msf a Gaza. “La carenza di medicinali e di carburante potrebbe impedire all’ospedale di fornire interventi chirurgici salvavita o cure intensive. Senza elettricità i ventilatori non funzionerebbero più, le donazioni di sangue sarebbero interrotte e la sterilizzazione degli strumenti chirurgici sarebbe impossibile – prosegue Perreaut Revial -. È fondamentale facilitare la fornitura di materiale umanitario. L’ospedale ha urgente bisogno di set chirurgici, fissatori esterni per fratture e farmaci essenziali, compresi quelli per le malattie croniche”. Il segretario di Stato americano Antony Blinken e il ministro degli Esteri cinese Wang Yi hanno concordato, nel corso di una telefonata tenuta oggi, sulla necessità di una de-escalation del conflitto tra Hamas e Israele. Blinken, ha fatto sapere il Dipartimento di Stato americano , “ha ribadito l’imperativo che tutte le parti lavorino per evitare che il conflitto si estenda”, mentre Wang – secondo Pechino – ha sottolineato “che la massima priorità è cessare il fuoco e porre fine alla guerra il prima possibile”.