Corruzione e turbativa d’asta in concorso sono le accuse contestate dalla Procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta per la quale sono stati disposti gli arresti domiciliari per Tommaso Verdini, figlio dell’ex parlamentare Denis, che risulta anche lui indagato. L’inchiesta ha ricostruito un sistema di consulenze e appalti pubblici banditi da Anas, società di stato che gestisce le arterie stradali del Paese e che dal 2017 è sotto il controllo di Ferrovie dello Stato. Da una parte i dirigenti Anas desiderosi di una promozione o di ottenere altri ruoli apicali nelle società pubbliche. E dall’altra gli imprenditori che bramano informazioni privilegiate per ottenere appalti. Le indagini riguardano il ruolo della Inver srl, società di lobbing di Tommaso Verdini e Fabio Pileri. Secondo i pm, il gruppo di Verdini avrebbe ricevuto somme di denaro camuffate come consulenze fittizie, con lo scopo di avvicinare dirigenti dell’Anas e acquisire informazioni riservate. In cambio, i soci della Inver avrebbero promesso raccomandazioni in sedi politiche e istituzionale ai dipendenti Anas indagati. Secondo gli inquirenti, Denis Verdini è socio di fatto della Inver e decideva la strategia generale ed era colui che assicurava sponde e appoggi istituzionali tali da poter promettere avanzamenti di carriera in Anas o ricollocamenti. L’inchiesta Anas su Verdini padre e figlio ha scatenato le opposizioni. Una parte – PD, Cinque Stelle, Verdi e Sinistra – non intende fare sconti. I Cinque Stelle, che per primi alla Camera con l’ex magistrato Cafiero De Raho hanno chiesto a Salvini di riferire, insistono: “Le indagini e i processi devono fare il loro corso, ma riteniamo doveroso che il ministro competente venga in Parlamento a riferire”. Dalla Lega respingono al mittente la richiesta: “Non si può politicizzare qualsiasi inchiesta al primo articolo di giornale che esce”, dice il deputato Lezzi, che chiama in causa i predecessori di Salvini alle infrastrutture, Toninelli e Giovannini: “Il presidente ANAS è stato nominato dai governi di cui facevano parte loro”. Nell’opposizione Italia Viva è su una linea opposta a quella di PD e Cinque Stelle: “Il movimento vuole perennemente trasformare il Parlamento in tribunale del popolo”, dice il capogruppo renziano alla Camera Faraone, “incredibile che la sinistra per rincorrere Conte abbia dimenticato i principi basilari del garantismo”. Pd, M5s e Verdi-Sinistra hanno ribadito la richiesta di un chiarimento davanti alle Camere. Ma la risposta è stata netta: Salvini “non ha inserito in agenda alcun intervento in Aula per un’informativa”. Parole che il Pd ha definito “un insulto”. A sostegno della decisione di Salvini si è schierato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri: “La richiesta è pretestuosa – ha detto – Salvini non è indagato, di cosa deve rispondere? Non c’è l’oggetto del contendere”. Il presidente del M5s Giuseppe Conte ha avvertito la premier: “Meloni non sottovaluti la questione morale. Quando non si ha la forza e l’intransigenza di far dimettere da incarichi istituzionali i propri compagni di partito, da Santanchè a Delmastro, si finisce per abbassare l’asticella di tolleranza sui comportamenti di tutti i rappresentanti delle istituzioni”. Sarcastica la segretaria Pd, Elly Schlein: “Salvini ci risparmi le foto del cenone di Capodanno e ci confermi che verrà a riferire al Parlamento. Su eventuali responsabilità penali degli indagati sarà la giustizia a fare il suo corso”, ma “per il suo incarico deve trasparenza al Paese”. L’indice delle opposizioni è puntato su Salvini per diversi motivi: “Un sottosegretario della Lega chiamato in causa per interventi normativi – ha ricordato la capogruppo alla Camera, Chiara Braga – e parentele imbarazzanti”, cioè Denis Verdini e il figlio Tommaso – entrambi coinvolti nell’inchiesta – padre e fratello della compagna di Salvini, Francesca. Per il M5s, anche la presidente del consiglio deve prendere posizione: “Veramente il ministro delle Infrastrutture non vuole riferire alle Camere su una gravissima inchiesta che riguarda l’Anas? Sarebbe una reazione inaccettabile e il Movimento 5 Stelle non intende dargli tregua, il suo ruolo istituzionale glielo impone. Angelo Bonelli (Verdi-Sinistra) ha invece aperto un fronte ulteriore: “In considerazione dell’inchiesta Anas e degli incontri informali tra Salvini e l’Ad di Webuild Salini” per il Ponte sullo Stretto, ha scritto in una lettera alla presidente del consiglio, “è fondamentale che le interazioni tra la politica e il settore imprenditoriale si svolgano in modo trasparente ed in contesti istituzionali”.

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