di Mario De Michele

Il bello delle piccole città è che si conoscono tutti. C’è ancora una comunità che cerca di resistere all’individualismo imperante. Il brutto è la personalizzazione. Spesso punti di vista diversi, invece di alimentare un salutare confronto democratico, vengono ricondotti nell’alveo dello scontro tra singoli. Gli uni contro gli altri schierati, direbbe Manzoni. Di Guelfi e Ghibellini, di Montecchi e Capuleti è piena la storia. Ma tra giornalisti e amministratori locali, in una società avanzata socialmente e culturalmente, il rapporto non dovrebbe essere improntato sui personalismi. Negli ultimi tempi la situazione è degenerata. L’ho percepito con nettezza durante le festività natalizie. Subito dopo lo scambio di auguri con i miei concittadini aleggiava una domanda ricorrente: “Che è successo tra te e il sindaco Enzo Guida?”. “Eravate amici, perché vi attaccate vicendevolmente sul piano personale”. Ecco, il punto: io contro di lui, lui contro di me. Con colpi bassi che, faccio ammenda (non mi interessa che lo faccia anche lui), hanno fatto perdere di vista l’oggetto della disputa (i problemi della città) direzionando l’occhio di bue sulla “sanguinaria” guerra tra me e il sindaco.

PARENTI VITTIME INNOCENTI, È STATO UN ERRORE – Ci sono andati di mezzo anche i familiari. In una mia nota a margine di un comunicato dell’onorevole Gimmi Cangiano sulla decadenza dei consiglieri di opposizione (fatto gravissimo) mi sono lasciato andare a commenti del tutto fuori luogo nei confronti di persone, come l’amico Mimì Guida, padre del sindaco. Con Mimì abbiamo percorso assieme un pezzo di strada politica nel lontano ’97. Compagno coerente e umile. Persona dall’umanità unica. In quegli anni siamo stati amici. Lo dico con orgoglio. Ho usato un linguaggio che non mi fa onore ai danni di altri parenti stretti del sindaco. Ho sbagliato. Quella nota l’ho rimossa dal sito, praticamente subito. Anche perché ho utilizzato un linguaggio che non mi appartiene nei confronti di Erika Alma, compagna del sindaco, la quale ci è andata di mezzo senza alcun motivo. Mi scuso soprattutto con lei. Non mi pesa ammetterlo. La mia reazione scomposta, non vuole essere un alibi, è scaturita dalla peggiore accusa che Enzo potesse rivolgermi: “Mario De Michele è un giornalista venduto”. Un attacco lanciato durante l’ultimo consiglio comunale. Posso tollerare tutto, ad esempio che non sono un buon giornalista o che non so “leggere” i fatti amministrativi e politici. Ciò che è inaccettabile sono le bugie sulla mia moralità. Enzo ha mentito sapendo di mentire. Io e la mia famiglia lo abbiamo sempre votato alle comunali. C’era stima. Sicuramente reciproca, come dimostrano le tante chiacchierate sugli sviluppi politici locali e nazionali. Ci siamo confrontati e consigliati a vicenda. Con schiettezza e rispetto. Le testate che ho diretto e dirigo ancora hanno sempre sponsorizzato Enzo e le sue liste alle amministrative. Abbiamo pubblicato articoli partigiani, realizzato video interviste, redatto editoriali spietati contro i suoi avversari orbitanti nel mondo della destra. Prima Campania Notizie, poi Italia Notizie hanno scelto palesemente da che parte stare. Abbiamo sposato il progetto di centrosinistra incarnato da Guida. Lo abbiamo fatto senza interessi personali o di altro genere, solo per motivi politici e ideologici. Enzo può affermare il contrario? Né nella prima elezione, né nella seconda abbiamo chiesto o ricevuto un soldo. Enzo ci è testimone. Il nostro schieramento giornalistico era dettato esclusivamente da battaglie civiche. Combattiamo e combatteremo sempre i valori deteriori della destra. È nel nostro dna. Del resto, in molti sanno che se avessi voluto fare carriera politica ad altissimo livello avrei avuto la strada spianata in Forza Italia. Ma lasciamo perdere. Rifarei tutte le scelte della gioventù. Dalla prima all’ultima.

BLACK OUT E ACCUSE SMENTITE DAI FATTI – Il corto circuito tra le testate da me dirette e il sindaco di Cesa è scintillato nel Guida-bis. Molte scelte amministrative, probabilmente dovute anche alla necessità di mantenere gli equilibri politici interni, non ci sono piaciute. L’elenco è lungo. Ci sono i nostri articoli a futura memoria. Da allora abbiamo assistito a una metamorfosi del primo cittadino. C’erano tanti modi per smontare le nostre critiche: la smentita, la rettifica, interventi, pubblicazione di note di chiarimento. Enzo ha preferito lo scontro diretto e personale. Durante una telefonata di protesta mi chiede, parole testuali: “Ma che vuoi? Che ti serve?” Caro Enzo, se io avessi avuto bisogno di qualcosa sarei salito un ventennio fa sul carro politico della mia famiglia. Sicuramente sarei andato in carrozza ottenendo tanti risultati redditizi e politicamente prestigiosi. Non l’ho fatto allora, figuriamoci se lo faccio oggi a 51 anni. Caro Enzo, non mi serve nulla. Come giornalista e come uomo l’unica cosa a cui non posso rinunciare è la libertà. Sono uno spirito libero, un po’ folle, certo, ma senza condizionamenti. Altro che suggeritori! Come potevo voltare lo sguardo dall’altra parte rispetto ai concorsi comunali che premieranno molti parenti, anche i tuoi, degli amministratori comunali? Come potevo far passare in cavalleria l’appalto diretto alla coop “Eco”, datrice di lavoro del vicesindaco Giusy Guarino? Come potevo star zitto di fronte alla decapitazione dell’opposizione? Vogliamo parlare dei cospicui incarichi professionali intascati dal cugino omonimo di un assessore? Lascio stare Piero Cappello che vive un brutto periodo della sua vita. E tante altre questioni. Non sono questi argomenti di interessi pubblico? Non sono quantomeno criticabili? Poi, sia chiaro, io non sono depositario della verità. Giudicheranno gli organi competenti e soprattutto i lettori e gli elettori. Ma arrivare ad augurare il carcere a un giornalista che tu conosci bene, peraltro via social (un sindaco dovrebbe essere più istituzionale) è sicuramente una caduta di stile, o no? Di cadute di stile ne ho fatte anch’io. Di errori ancor di più. Ma, caro Enzo, non fingere di non considerare un aspetto dirimente: io ho chiesto scusa per i miei errori, li ho ammessi e ho pagato per essi. Tu avresti potuto fare lo stesso, ma hai preferito altre strade. Legittimo, per carità. Potrei consumare fiumi di inchiostro ma la chiudo qua.

SI CAMBIA REGISTRO MA RESTIAMO CANE DA GUARDIA – Anno nuovo, vita nuova. Da parte mia ci sarà un rapporto dialettico, ma corretto, nei confronti dell’amministrazione comunale. Non tirerò in ballo a sproposito parenti e amici, anche per non farti passare da vittima, caro Enzo. Ciò non toglie che Italia Notizie continuerà a essere un pungolo per politici e amministratori. Saremo, come sempre, il cane da guardia del potere. E ci rivolgeremo alle autorità competenti quando sarà lesa la nostra immagine e la nostra professionalità. Diritto sacrosanto che ovviamente spetta anche ai governanti. Come detto all’inizio, il bello delle piccole città è che si conoscono tutti. La gente conosce me e conosce te. Basta e avanza.

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