Il silenzio di Lega e Psd’az in risposta a Paolo Truzzu dà il senso della situazione. Il sindaco di Cagliari, scelto da FdI come candidato alla guida della Sardegna, ha chiesto che il centrodestra sia unito e stia con lui. Si è rivolto a tutti i partiti che sostengono il governo di Giorgia Meloni, ma in realtà stava parlando soprattutto agli unic che ancora non sono d’accordo – Lega e Psd’az – che invece vogliono la conferma del governatore uscente, Christian Solinas. Sembrava che questo weekend potesse essere quello della scossa, della fine dell’impasse. Invece no. Tutti si aspettavano un passo indietro di Solinas. Che non c’è stato. E intanto, Truzzu ha fatto la prima uscita ufficiale da candidato presidente della Sardegna. E non ha girato attorno alla questione: “Il vostro posto è qui – ha detto rivolto a Lega e Partito sardo d’azione – non c’è altro posto dove potreste stare meglio, state al nostro fianco”. Ma dall’altra parte non un sibilo, nulla. Di sicuro, FdI non intende fare passi indietro sul nome di Truzzu. Ora il partito di Meloni attende le mosse di Matteo Salvini. La convinzione è che il leader della Lega non abbia intenzione di rompere la coalizione. “Però si è messo all’angolo – commentava un esponente di FdI – dobbiamo vedere come e se saprà uscirne”. Nel caso in cui la Lega rinunci a Solinas, ci sarà poi da capire quale ruolo verrà riservato al governatore uscente. La settimana che viene sarà decisiva. Il groviglio si dovrà sciogliere entro i prossimi giorni. Il tempo c’è. E in politica, quando le questioni si ingarbugliano, la soluzione arriva sempre all’ultimo momento. In agenda non ci sono vertici fra i leader di centrodestra, ma lunedì Salvini riunirà a Milano il Consiglio federale della Lega, anche per discutere dei prossimi appuntamenti elettorali. La partita non ha la Sardegna come unico terreno di gioco. La trattativa sull’isola intreccia anche altre questioni. Come il limite dei due mandati, che impedisce ai governatori di candidarsi per un terzo giro. La Lega vorrebbe abolirlo e ha presentato anche una proposta di legge, con l’obiettivo principale di permettere una conferma in Veneto di Luca Zaia, alle regionali del 2025. Ma gli alleati frenano. FdI rivendica la poltrona e, soprattutto, non sembra intenzionata a mescolare la questione dei mandati con le regionali. Forza Italia è contraria apertamente: “Nel programma di governo non c’è il tema del secondo, terzo, quarto mandato – dice il vicepremier e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani – Il Parlamento è sovrano, ma non sono entusiasta dell’idea di cambiare la legge per consentire il terzo mandato”. La riforma permetterebbe la ricandidatura dei presidenti in otto regioni al voto dal 2025 in poi: Campania, Puglia, Liguria, Emilia Romagna, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Veneto. E aprirebbe un fronte di scontro anche nel centrosinistra, specie nel Pd: i governatori dem spingono per abolire il limite dei due mandanti, mentre la segretaria Elly Schlein non ha fretta di cambiare le regole. Resta poi il tema dell’equilibrio fra le forze di centrodestra alla guida delle Regioni che vanno al voto quest’anno. FdI ha due candidati: Truzzu in Sardegna e Marco Marsilio in Abruzzo. La Lega punta alla conferma di Donatella Tesei in Umbria. Forza Italia a quella dell’uscente Alberto Cirio in Piemonte. La Basilicata potrebbe entrare nella trattativa in corso sulla Sardegna: perché Forza Italia vorrebbe che la coalizione puntasse ancora su Vito Bardi, ma sia in FdI sia nella Lega non sembra ci sia l’intenzione di lasciare spazio agli azzurri. E quindi, nel puzzle delle regioni, la Basilicata potrebbe diventare terreno di grandi manovre fra FdI e Lega. Tajani intanto rassicura sulla tenuta del governo: le trattative sulle regionali non hanno effetti sulla maggioranza che sostiene Meloni, “la coalizione è solidissima”, dice il vicepremier.