Prima le dimissioni da sindaco, poi la disperata richiesta d’aiuto per salvare la poltrona. Come annunciato da Italia Notizie, Antonino Santillo è alle corde. Poche ore dopo la scellerata decisione di gettare la spugna ad appena 8 mesi dall’insediamento il primo cittadino è a caccia di un’ancora di salvataggio. Si sta muovendo su un doppio binario: da un lato ha aperto il confronto con le forze politiche finora sempre snobbate con disprezzo, dall’altro ha attivato il canale diretto con i consiglieri comunali all’insegna della continuità amministrativa. Due piccole riflessioni prima di andare avanti: chi è il colpevole del rischio scioglimento anticipato? Santillo. Chi è il colpevole del continuo dileggio dei partiti? Santillo. Ecco, il ruolo di vittima non si addice al sindaco dimissionario.
Se il Comune è diventato una barzelletta, per usare le parole di Tiziana Dirasco, la responsabilità ricade totalmente sulle spalle del sindaco che ha cestinato la fascia tricolore. Chi lo ha consigliato e perché lo ha fatto? Dietro una scelta incomprensibile per tutti c’è ovviamente la longa manus di Gianfranco Piccirillo che di fronte alla prospettiva di finire fuori dai giochi di palazzo ha suggerito a Santillo di giocarsi il tutto per tutto per intimorire partiti e consiglieri con l’arma del “tutti a casa”. Il sindaco ha obbedito senza rendersi conto (altra grave responsabilità) che nel maremoto la vita politica più a rischio sarebbe stata proprio la sua. E inspiegabilmente non ha compreso (distacco dalla realtà?) che sarebbe stato lui a pagare il prezzo più alto, al cospetto della collettività, per un eventuale ed ennesimo scioglimento.
Santillo stupido e inadeguato? Probabilmente la verità è un’altra. Il primo cittadino non vuole buttare a mare Piccirillo e la cognata-assessore Annalisa Cinquegrana. Questo è uno dei nodi cruciali. Perché Santillo è disposto al suicidio pur di non spezzare il cordone ombelicale con il cugino? Ci sono motivazioni sovracomunali? Ci sono impegni assunti da Piccirillo con forze esterne all’amministrazione comunale che devono per forza essere onorati? Siamo nell’alveo della politica o si è deragliato finendo nella scarpata di accordi fuorilegge? Ecco il punto. Nessuno crede alla favoletta delle dimissioni presentate a causa dell’accesso agli atti di Raffaele Lampano. Citiamo di nuovo Dirasco: “Il sindaco presenta le dimissioni dicendosi sfiduciato da un solo gruppo perché un solo consigliere ha presentato un accesso agli atti: e questo è motivo di sfiducia? È una motivazione sufficiente per abbandonare un’intera comunità?”. “Qui gatta ci cova”, ha osservato il consigliere comunale che in queste ore ha formato in assise, assieme a Francesco Lettieri, il nuovo gruppo Rinascita Ortese. E che gatta ci covi lo sa anche un’ampia fetta della popolazione. Da giorni il passaparola è sempre più insistente: “Il problema sono Piccirillo e i suoi legami”. Ma Santillo e pochi altri continuano a far finta di nulla. Che spregiudicatezza. Nel frattempo oggi il sindaco incontrerà Coraggio e Orta sul Serio nel primo giro di consultazioni tra le forze della maggioranza. Si cospargerà il capo di cenere? È irrilevante. Santillo deve mettersi in testa che c’è un prima dimissioni e un dopo dimissioni. Pensare che non è cambiato nulla è il viatico per la sua dipartita. Del resto la costituzione di Rinascita Ortese è già un segnale chiaro: è cambiato l’assetto in consiglio. Muterà anche quello in giunta. Per la legge dei numeri. E perché è il momento ideale per buttare nell’immondizia le mele marce. Se poi, pur di non lasciare il potere, le forze politiche ingoieranno anche il marcio, beh si assumeranno una grande responsabilità. In ogni sede. Ripetiamo, in ogni sede. E Su Orta di Atella, come direbbe il filosofo, calerà la notte in cui tutte le vacche sono nere.
Mario De Michele