“Vive la gauche!”, esulta la sinistra italiana. Nella speranza (quasi una certezza, nelle dichiarazioni ufficiali) di intercettare il vento ‘progressista’ che spira Oltralpe. E magari, auspicano Nichi Vendola e Antonio Di Pietro, convincere il Pd a rispolverare la foto di Vasto, smettendola di guardare al centro. Ma tra i democrat, come Gentiloni, c’é chi già mette le mani avanti: “Non siamo socialisti”. Mentre Pier Luigi Bersani ribadisce la sua formula del “cambiamento”: “Progressisti e democratici moderati” uniti contro le destre. Ci crede, Bersani: se il vento cambia in Francia, se Francois Hollande riuscirà a conquistare davvero l’Eliseo, quel vento può cambiare anche in Italia.
“E noi ci attrezziamo a prenderlo”, dice il segretario del Pd. Che prevede un “risultato buono” per il suo partito già alle comunali. Quanto alla Francia, solo “sei mesi fa” nessuno si aspettava che i socialisti potessero essere avanti, ricorda Bersani. E invece ora il risultato del primo turno attesta che é già compiuto un “primo passo” verso quel “cambiamento” che “il mondo si aspetta” dall’Europa e che può avvenire sulla base della “piattaforma dei progressisti” europei. Se Hollande vince, confida Bersani, quel documento che lui stesso ha firmato potrà segnare un cambio di rotta nelle politiche dei governi dell’Ue, incluso quello di Monti. Altro capitolo quello delle alleanze o alchimie politiche. Ci si deve convincere anche in Italia, secondo Bersani, che “a dispetto dei diversi sistemi, delle differenze di meccanismi elettorali in Europa, in Francia e in Italia”, la formula alla fine sarà una sola: “progressisti e democratici moderati che confluiscono insieme contro destre inconcludenti e populiste”. Il progetto, però, non sembra coincidere con quello di Di Pietro e Vendola, che sognano un Pd tendente a sinistra. Il leader di Sel ha già in mente gli “Stati generali del futuro”, una grande iniziativa in autunno per “rimettere in corsa l’alleanza di tutta la sinistra”. Con un Pd libero dalle “prigioni del tatticismo”, che non viva più, spera Vendola, “nell’attesa che giunga Godot, ossia i moderati, i centristi”. Già le alleanze alle amministrative, fa osservare Di Pietro, certificano che il progetto nato a Vasto e immortalato dalla foto con Bersani e Vendola, “si sta sviluppando”. Ma lo testimonia, secondo Di Pietro, anche il risultato francese. Che sconsiglia di guardare al centro. Anche perché, dice il leader Idv, “meglio stare insieme con una moglie col mattarello”, ovvero una sinistra a volte critica, “che con una moglie fedigrafa”, ovvero con un Terzo polo che si allea ora con la sinistra, ora con la destra. “Legare le presidenziali francesi alla foto di Vasto è troppo provinciale”, respinge l’equazione il vicesegretario Enrico Letta. Ma soprattutto, c’é da rilevare che a una sinistra esultante (“il socialismo è vivo – dice Riccardo Nencini – costruiamo la Casa dei riformisti”) fa da contrappunto quella componente del Pd che rifiuta in toto il parallelo con i socialisti francesi. Perché il Pd, dice Paolo Gentiloni, “non è un partito socialista”. E allora non si esageri “il senso di questo risultato” per il Pd. La vittoria di Hollande (peraltro, come segnala Stefano Ceccanti, niente affatto sicura) non ‘traina’ automaticamente un successo democrat e l’affermazione della gauche di Melenchon (più forte dei centristi di Bayrou) non indica la rotta al partito di Bersani. Di questo i democrat più tendenti al centro sono persuasi.