Un patto per spartirsi lavori pubblici affidati dal Comune di Caserta, ma anche un evidente conflitto d’interessi tra quelli pubblici e privati che vede sullo sfondo il mercimonio di voti: c’è questo alla base dell’indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere e dei carabinieri del Nucleo investigativo del capoluogo, che ha portato agli arresti domiciliari l’assessore comunale Massimiliano Marzo, titolare anche di un’azienda edile con sede proprio a Caserta, i dirigenti, da tanti anni in servizio, Franco Biondi e Giovanni Natale, il dipendente comunale Giuseppe Porfidia e l’imprenditore Gioacchino Rivetti. Le accuse contestate dalla Procura (procuratore Pierpaolo Bruni e procuratore aggiunto Carmine Renzulli) e confermate dal gip Daniela Vecchiarelli nell’ordinanza di custodia cautelare notificata agli indagati, sono a vario titolo di corruzione e falsità in atti pubblici. L’inchiesta ha provocato un vero e proprio terremoto a Caserta, dopo quello del 2021, quando per una vicenda di appalti dei rifiuti truccati furono arrestati altri dirigenti del Comune e fu indagato il sindaco Carlo Marino, che tra qualche settimana – il 9 luglio – affronterà da imputato al tribunale di Santa Maria Capua Vetere il processo che ne è scaturito. Nell’indagine odierna figurano tra gli indagati l’altro dirigente comunale Luigi Vitelli e soprattutto il vice-sindaco Emiliano Casale, che risponde di voto di scambio in relazione alle elezioni comunali del 2021 che portarono alla conferma di Marino. Secondo gli inquirenti, Casale avrebbe ottenuto voti in cambio della promessa a Gennaro Rondinone di ricevere affidamenti pubblici nel settore delle scuole comunali. Rondinone a settembre 2021 – a un mese dalle elezioni – avvia un’impresa individuale e nel settembre 2022 si vide assegnare dall’assessore Marzo, e su mandato di Casale, i lavori presso la scuola materna statale nella frazione Santa Barbara. Un episodio che si inserisce nell’ambito di un’indagine ampia sui rapporti tra la politica, l’imprenditoria e l’amministrazione comunale, in particolare, nelle parti dell’ordinanza che fanno riferimento all’assessore Massimiliano Marzo emerge il rapporto fra questi e l’imprenditore Raffaele Nunziante (per il quale pure era stato chiesto l’arresto in carcere ma che figura solo tra gli indagati), che durante la campagna elettorale per le comunali dell’ottobre 2021 si adoperò per “comprare voti” al “prezzo di 50 euro ciascuno” per il candidato – sono parole del gip – per ottenere lavori una volta insediatasi l’amministrazione. Secondo il gip l’attività d’indagine ha svelato “un allarmante scenario di gestione privatistica della res pubblica anche attraverso pratiche corruttive”. Evidenziando anche la “pervicacia e la spregiudicatezza degli indagati che in ragione delle diverse qualifiche rivestite ottenevano il soddisfacimento di interessi privati”. Il provvedimento cautelare eseguito oggi rappresenta l’epilogo di un’attività investigativa iniziata nel 2022, coordinata dalla Procura e dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta e ha censito – nella fase delle indagini preliminari – “un quadro caratterizzato da condotte delittuose che avrebbero alterato o turbato il normale e lecito andamento degli affidamenti di lavori pubblici del Comune di Caserta”. “Abbiamo piena fiducia nel lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine. Al tempo stesso auspichiamo che le persone coinvolte nell’indagine, che riguarda singoli episodi, possano chiarire quanto prima la propria posizione”, ha detto il sindaco di Caserta, Carlo Marino. “Il lavoro dell’Amministrazione – ha aggiunto il primo cittadino – va avanti regolarmente, garantiamo la piena continuità amministrativa. Le deleghe dei Dirigenti coinvolti saranno momentaneamente attribuite agli altri dirigenti in servizio e al Segretario Generale. Ricordo che gli episodi di cui ai capi di imputazione riguardano fatti accaduti antecedentemente al luglio 2023, mese in cui ho emesso i nuovi decreti di attribuzione delle deleghe ai dirigenti, applicando la legge anticorruzione”.