Per Giorgia Meloni i “sistemi di difesa antiaerea” sono il “modo migliore per difendere una nazione aggredita”. Per la Lega sono sempre missili, “e i missili uccidono le persone”, come constata Andrea Crippa, vice di Matteo Salvini, notando che “in questo momento ci siano continui invii di armi che provocano morti e non ci siano tavoli negoziali per portare in Ucraina e in Russia la pace”. La missione della presidente del Consiglio a Washington ha ribadito la postura italiana allineata a quella della Nato, ma ha messo ancora una volta in evidenza la distanza su questo tema fra la premier e il vicepremier leghista. Una variabile con non pochi rischi politici se lo scenario futuro prevede per l’Italia il coinvolgimento nell’allargamento dell’ombrello difensivo dell’Alleanza atlantica. Tornata a Roma, Meloni si prepara alle giornate decisive della partita per la nuova Commissione europea. “Io sono soprattutto concentrata su quello che all’Italia deve essere riconosciuto in ragione del suo peso”, ha chiarito in vista del confronto con Ursula von der Leyen, atteso a inizio settimana, fra lunedì e martedì. Intanto, nel quarto d’ora di risposte ai giornalisti al termine del viaggio negli Usa, concluso da un incontro con Volodymyr Zelensky, Meloni ha tracciato un bilancio positivo. Innanzitutto per la nascita dell’inviato speciale Nato per il fianco Sud, ruolo che l’Italia sta provando a rivendicare.Poi ha mandato un messaggio a Salvini, senza nominarlo ma rivolgendosi “a chi, da varie parti, tra gli osservatori e nella politica, dice che se si continuano a inviare armi all’Ucraina si alimenta la guerra”. Esattamente lo slogan rilanciato dal leader leghista nei giorni del summit. “Dipende anche da cosa si invia”, ha osservato la premier sottolineando che il governo si è “concentrato sui sistemi di difesa antiaerea, che è il modo migliore per difendere una nazione aggredita”. La posizione della Lega è affidata a Crippa: “Le organizzazioni internazionali, la Nato, l’Ue e l’Onu, dovrebbero favorire un processo di pace. Partendo dal presupposto che l’Ucraina è stata aggredita e la Russia ha aggredito, ma bisogna mettere fine a questa guerra, cercare di fare in modo che a armi, missili e aerei, prevalgano politica e diplomazia”. Difficile ridurre tutto a “sfumature diverse”, come si cerca di fare nella maggioranza. Fino a che punto sopporterà l’atteggiamento di Salvini? “La posizione italiana è chiarissima – la risposta di Meloni -, segue quello che c”è scritto nel nostro programma, ossia che avremmo sostenuto l’Ucraina e ogni iniziativa di pace. Lo abbiamo fatto con una solidità che non abbiamo visto in tutte quelle che ci hanno preceduto e non vediamo attualmente neanche nell’opposizione”. Il dibattito sulle spese militari, però, è destinato a riemergere, anche in vista della manovra. “Manteniamo l’impegno preso dieci anni fa di arrivare al 2%, mantenuto da tutti i governi”, ha chiarito la presidente del Consiglio, le “incrementiamo compatibilmente con le nostre possibilità”. Dal 2026 in Germania saranno installati nuovi missili Usa a lungo raggio, e non è escluso che un ragionamento simile riguardi l’Italia. “Se un attacco come quello dell’Iran a Israele avesse colpito l’Europa chissà cosa sarebbe accaduto…” nota una fonte di governo, confermando la necessità di rafforzare l’ombrello difensivo della Nato in Europa. Una strategia a due binari che, si ragiona in ambienti dell’esecutivo, punta anche su una “significativa crescita” nelle modalità e nei tempi di produzione dei sistemi di difesa. È in vista quindi il consolidamento delle joint venture fra industrie della difesa di Paesi alleati, e nuove potrebbero nascerne, come il recente accordo fra i tedeschi di Rheinmetall e Leonardo per un nuovo carro armato. L’obiettivo è dunque accelerare: perché, notano sempre fonti di governo, “ora a noi servono due anni per produrre missili che la Russia realizza in due mesi”.