Per la prima volta una donna ‘comune’ e’ stata condannata per crimini di guerra perpetrati nell’ex Jugoslavia: si tratta di Rasema Handanovic, musulmano-bosniaca, 39 anni, madre single, naturalizzata cittadina statunitense. Il Tribunale di Sarajevo le ha inflitto cinque anni e mezzo di prigione per l’omicidio nell’aprile 1993 di sei civili croato-bosniaci a Trusina, nella parte sud della Repubblica multi-etnica.

L’imputata, che ha riconosciuto le proprie responsabilita’, faceva parte di un’unita’ speciale chiamata ‘Zulfikar’, che aveva tra l’altro il compito di giustiziare sommariamente i prigionieri: nell’assalto a Trusina furono trucidate in tutto 24 persone. Il presidente del collegio, Jasmina Kosovic, ha concesso ad Handanovic uno sconto di pena in considerazione non soltanto dell’ammissione di colpevolezza e del “rimorso manifestato”, ma anche del fatto che era a sua volta rimasta vittima di uno stupro ‘etnico’, e che nel conflitto ha perso numerosi parenti. Prima di essere consegnata alla Bosnia-Erzegovina si era trasferita negli Stati Uniti, dai quali fu estradata: viveva alla periferia di Portland, nell’Oregon. L’unica altra condannata di sesso femminile coinvolta nelle guerre balcaniche e’ stata la serba Biljana Plavsic, ex presidente dell’auto-proclamata Republika Srpska: nel 2003 ricevette undici anni di reclusione, ed e’ poi stata rilasciata dopo averne scontato i due terzi.

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