Gli esponenti della ex opposizione e il sindaco Enzo Guida

Cronaca semiseria di un inciucio annunciato. Protagonisti: Enzo Guida, nei panni di Giulio Andreotti, Raffaele Bencivenga, novello Giuseppe Saragat, e Nicola Autiero, alias Antonio Gava. Palcoscenico di prestigio: il Teatro comunale di Cesa, via De Gasperi 1. Primo atto. Sulla ribalta Guida-Andreotti: “Alla luce del…, alla luce di…, sotto la luce del…”. E luce fu. Agli spettatori più colti sarà venuto in mente Heidegger con la sua “luce originaria”. Sbagliato. Il sindaco non ha dimestichezza con gli studi classici. È un ragioniere della politica. Ergo, bando alla filosofia con la sua forza del pensiero, del “logos”. Per lui conta soltanto la forza dei numeri. Nel suo caso “lux” fa rima con “dux”. In questo solco storico-politico nell’ultima seduta consiliare ha lanciato un accorato appello alla simil-opposizione, per dirla con Barbagallo. “Alla luce della condivisione di tante tematiche e della vicinanza dei partiti di appartenenza sul tema dell’autonomia differenziata, è maturo il tempo di aprire una discussione per superare gli steccati tra maggioranza e opposizione”, il succo dell’intervento di Guida-Andreotti, che ha usato un tono grave per non scoppiare a ridere. Perché in realtà avrebbe voluto dire: “È inutile continuare nell’esilarante gioco delle due parti, tanto anche le pietre sanno che siamo tutti sulla stessa barca”. L’opera tragicomica inscenata in assise è il coronamento amministrativo di una strategia che nasce da lontano e si sostanzia nella decadenza della minoranza, quella vera, quella che “disturbava il manovratore”. È venuta alla luce, appunto, la vera motivazione alla base della sostituzione per via giurisdizionale (addio politica, addio democrazia) dei consiglieri Ernesto Ferrante, Carmine Alma, Amelia Bortone e Maria Verde per fare posto a Raffaele Bencivenga, Ginotto De Angelis, Maria Oliva e Maria Rosaria Guarino, propensi fin dal loro insediamento a lisciare politicamente il pelo del grande burattinaio. Secondo atto. Guida-Andreotti si è spianato la strada per il futuro. “Inglobati” i 5 Stelle, la prossima partita delle comunali sarà meno in salita. Ecco la forza dei numeri. Ed ecco il teatrino delle marionette. Va detto che al sindaco di Cesa piace vincere facile. Far abboccare all’amo Bencivenga-Saragat è stato un gioco da ragazzi. “Annettere” i pentastellati è stato più semplice che segnare un calcio di rigore a porta vuota. Attraverso un post (screenshot in basso) infarcito di errori grammaticali, forse per il caldo, il portavoce dei 5 Stelle scrive: “Quando dallo scontro, fine a se stesso, senza idee, si passa invece al dialogo costruttivo per mettere al centro del dibattito politico e dell’agenda, (non ci vuole la virgola, ndr) obiettivi comuni nell’interesse della collettività. Questa, (non ci vuole la virgola, ndr) è la strada giusta”. E ancora, con altri strafalcioni: “Avere una città a misura d’uomo, organizzata, con servizi che funzionano, è esattamente questo che (di cui, ndr) la Politica dovrebbe occuparsi”. Qui non viene in mente Heidegger ma Totò e Peppino a Milano: “Che, scusate se sono poche, ma settecentomila lire, punto e virgola, noi, noi ci fanno specie che quest’anno, una parola, quest’anno c’è stato una grande moria delle vacche, come voi ben sapete! Punto! Due punti!! Ma sì, fai vedere che abbondiamo. Abbondandis in abbondandum”. Al netto dello sterminio indiscriminato, ai limiti della pulizia etnica, della lingua italiana, ci sorge un dubbio: per caso l’incommensurabile senso di responsabilità di Bencivenga-Saragat è soltanto la manifestazione estetica, ma poco etica, di un accordo sottobanco con Guida-Andreotti preliminare alla decadenza dei consiglieri di opposizione “vera”? Terzo atto. Entra in scena Autiero-Gava. In sala tutti mettono la mano a protezione del portafogli. Reduce dai banchetti di festeggiamento per l’assunzione a tempo indeterminato della giovane figlia Alessia al comune di Sant’Arpino, grazie all’idoneità ai concorsi di Cesa, per non tacere dell’incarico diretto di oltre 70mila euro elargito al fratello Michele e soci, il capogruppo della maggioranza protocolla un documento “per avviare un tavolo di discussione con tutti i consiglieri comunali”. In questo caso non si riscontrano, stranamente, obbrobri grammaticali, ma si rileva una discrepanza terminologica. Più che un “tavolo di discussione” si dovrebbe imbandire una bella tavolata. Stavolta ci torna in mente un magnifico film di Ferreri: “La grande abbuffata”. Giù il sipario. È satira politica. Nessuno si senta offeso. La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.

Mario De Michele

IL POST DI RAFFAELE BENCIVENGA DEI 5 STELLE

IL DOCUMENTO PROTOCOLLATO DA NICOLA AUTIERO

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