Due incontri a stretto giro. Ordine del giorno: risoluzione della crisi politico-amministrativa. Ieri sera non ha avuto tregua Antonino Santillo. Il sindaco ha incontrato la delegazione della confederazione dei cinque, composta dai movimenti Orta al Centro e Orta sul Serio, rappresentati in assise rispettivamente da Mena Capasso e Pasquale Lamberti e da Giuseppe Massaro, presidente del civico consesso, oltre che dagli indipendenti Tiziana Dirasco e Gennaro Colella. Subito dopo è stata la volta di quella degli undici, sostenuta da Nuova Prospettiva per Orta (5 consiglieri), Scelta Civica (3), Fare Democratico per Orta Verde (2) e dall’indipendente Ciro Palladino. Due riunioni. Due posizioni diametralmente opposte. In punta di piedi e abbarbicandosi sulla sedia l’ex sindaco Andrea Villano ha detto “no”, a nome degli alleati, all’azzeramento delle cariche istituzionali. Non è una priorità. Per la confederazione dei cinque bisogna sottoscrivere un accordo di programma su pochi ma urgenti punti. Solo dopo, nel giro di qualche mese, va fatta una verifica sui risultati raggiunti. In base agli obiettivi centrati, cioè “al merito”, com’è stato detto, si può modificare la giunta. Delle dimissioni di Massaro nemmeno a parlarne. E quando molla l’osso! Non solo. La squadra di governo va delineata anche sulla scorta del risultato elettorale. “È una questione democratica, bisogna rispettare l’esito delle urne”, hanno ribadito i leader della confederazione dei cinque. Tra una sigaretta e l’altra Santillo ha ascoltato, pur non guardando in faccia i suoi interlocutori non per ostilità ma per il troppo fumo. Poi ha fatto il suo ingresso la confederazione degli undici. Ma quali undici? Saranno entrate centoundici persone. Più che una delegazione sembrava l’adunata di un intero quartiere. In un primo momento il sindaco si è anche preoccupato: “Non è che sono quelli che stanno al buio da mesi?”. Per la forte tensione non si è accorto di fumare due sigarette alla volta, a zanna di coniglio. Quando i volti della confederazione si sono palesati si è tranquillizzato e ne ha spento una. Per elencare tutti i presenti servirebbe un tomo grande come uno dei tre libri de “Il Capitale”. Per rispetto nei confronti di Marx ci rinunciamo. All’inizio non sono mancati momenti di fibrillazione per accaparrarsi una sedia libera. Sfruttando la sua altezza Eduardo Indaco ha fatto un balzo con un triplo salto in lungo per piazzarsi su una seggiola in prima fila. Per sicurezza si teneva con due mani. Arturo Vislino invece ha giocato d’astuzia. Si è rivolto a Ferdinando D’Ambrosio e gli ha detto: “Guarda là, ma che è?”. E gli ha soffiato la sedia come un felino. Degli undici ne mancavano solo due. Pur di accomodarsi su una sedia qualcuno è ricorso a presunti acciacchi di stagione: “Teng a sciatic”. Alla fine di un lungo conciliabolo sono stati risolti i problemi logistici. Nel frattempo Santillo si è fumato un altro pacchetto e mezzo di sigarette. Durante il precedetene incontro ne aveva consumato già uno. Aveva i polmoni grandi come un maratoneta etiope. Finalmente ha preso il via l’incontro. Nonostante la nutritissima partecipazione di rappresentanti vari la confederazione degli undici ha ripetuto come un mantra la stessa richiesta: “Azzeramento delle cariche istituzionali, si devono dimettere tutti gli assessori, anche il presidente del consiglio”. L’opposto della confederazione dei cinque. Santillo ha capito che non era serata e ha chiesto: “È ancora aperto il tabacchino di fronte al bar Pagano?”. Ma il gruppo degli undici non si è fatto buttare il fumo negli occhi. Tre assessori, Tonino Russo, Pasquale Pellino e Annalisa Cinquegrana, già hanno rimesso le deleghe nelle mani del primo cittadino. Stupore nella stanza: Cinquegrana era assessore? Boh. “Se i due di Orta al Centro, Andrea Villano e Florentia Lamberti, non si dimetteranno dovranno essere revocati da Santillo”, questo il diktat. Altrimenti? Altrimenti la crisi si incancrenisce e si rischia il peggio: la fine anticipata dell’amministrazione. Non è stato detto ma era il nitido sottotesto della riunione. E il sindaco lo ha capito. È stato chiaro a tutti quando lo hanno visto fumare tre sigarette contemporaneamente. Nebbia in Valpadana. Dopo aver preso fiato, ed è stata un’impresa, Santillo ha accolto la richiesta: “Se non si dimettono li revoco”. Per rendersi credibile ha proposto il “giurin giurello” con il mignolo a Francesco Lettieri che però lo ha fulminato con lo sguardo. Altra sigaretta. Ma la confederazione degli undici è stanca di promesse. Vuole l’azzeramento. Ora e subito. Bisogna rispettare la volontà della stragrande maggioranza del consiglio. Non si discute. Se Santillo cercherà ancora una volta di andare controcorrente per guadagnare altro tempo farà una brutta fine. Quella del salmone. Affumicato.

Mario De Michele

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