«Ora bonus e Superbonus sembrano il male assoluto, faremo decantare un po’ questa cosa, ma nei prossimi mesi bisognerà affrontare il tema incentivi». Federica Brancaccio, presidente dell’Ance, parla al Saie, il salone delle costruzioni che apre a Bologna, per criticare la manovra e l’atteggiamento del governo nei confronti del settore, che si avvia a chiudere il 2024 con una lunga sfilza di segni meno, ora che è stata chiusa la stagione dei bonus. Sono però soprattutto le dichiarazioni del ministro Giancarlo Giorgetti sulle verifiche catastali a quanti hanno usufruito del Superbonus a essere al centro dell’attenzione. I costruttori, però, restano cauti. «Stamattina abbiamo letto delle smentite quindi non sappiamo dov’è la verità – dice Brancaccio – In realtà quell’intervento andrebbe ad agire sull’Imu che va nelle casse comunali e quindi non ha impatto sulla manovra. A meno che non diminuiscano i trasferimenti del governo ai Comuni». Sullo sfondo resta il giudizio negativo dell’Ance sulla manovra, perché allo stato attuale trascurerebbe l’edilizia e le costruzioni, che secondo stime dello stesso ministero delle Finanze (ricordate più volte dal palco dai costruttori) nel 2021 e 2022 sono valse metà della crescita del Pil italiano. «Il Piano strutturale di bilancio – sottolinea infatti la presidente – delinea uno scenario macro ma non abbiamo letto nessuna particolare attenzione per il nostro settore, nella manovra di bilancio non c’è quasi nulla». Nulla per imprese, sottolinea Brancaccio, «che sono uscite faticosamente da una crisi di 12 anni e si sono rimboccate le maniche, rafforzandosi anche dal punto di vista dei bilanci».

L’unica leva è far crescere il Pil
«L’abbiamo detto al tavolo del governo sulla manovra – aggiunge la presidente – L’eccessivo rigore di cui ha fatto le spese questo Paese ce lo ricordiamo tutti, negli anni dell’austerità il debito non è sceso e il Pil è andato anche sotto zero. Siccome tagliare il debito è complicatissimo l’unica leva è far crescere il Pil e la filiera delle costruzioni è sicuramente quella che ha l’impatto più forte, è una follia non programmare a medio-lungo termine una stabilità di investimenti per il settore». Questo perché secondo i costruttori dopo la fine del Pnrr «nel 2026 si rischia un’altra volta il tracollo. Ovviamente sappiamo che non potremo contare su una massa di investimenti straordinaria come quella del Pnrr – riconosce Brancaccio – ma quello che bisogna fare è dotare il Paese di quadri regolatori che consentano gli investimenti privati e attraggano gli investimenti delle famiglie, oltre alle opere pubbliche c’è il tema della rigenerazione urbana». E quindi torna il tema degli incentivi alle famiglie come il Superbonus, che in questi anni hanno trainato le costruzioni. «Sicuramente incentivi ci dovranno essere, bisognerà affrontare il tema anche per rispondere alle direttive dell’Europa. Noi abbiamo le nostre proposte ma il tavolo che chiediamo da tempo ancora non c’è», chiude Brancaccio.

«Ora bonus e Superbonus sembrano il male assoluto, faremo decantare un po’ questa cosa, ma nei prossimi mesi bisognerà affrontare il tema incentivi». Federica Brancaccio, presidente dell’Ance, parla al Saie, il salone delle costruzioni che apre a Bologna, per criticare la manovra e l’atteggiamento del governo nei confronti del settore, che si avvia a chiudere il 2024 con una lunga sfilza di segni meno, ora che è stata chiusa la stagione dei bonus.

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Sono però soprattutto le dichiarazioni del ministro Giancarlo Giorgetti sulle verifiche catastali a quanti hanno usufruito del Superbonus a essere al centro dell’attenzione. I costruttori, però, restano cauti. «Stamattina abbiamo letto delle smentite quindi non sappiamo dov’è la verità – dice Brancaccio – In realtà quell’intervento andrebbe ad agire sull’Imu che va nelle casse comunali e quindi non ha impatto sulla manovra. A meno che non diminuiscano i trasferimenti del governo ai Comuni». Sullo sfondo resta il giudizio negativo dell’Ance sulla manovra, perché allo stato attuale trascurerebbe l’edilizia e le costruzioni, che secondo stime dello stesso ministero delle Finanze (ricordate più volte dal palco dai costruttori) nel 2021 e 2022 sono valse metà della crescita del Pil italiano. «Il Piano strutturale di bilancio – sottolinea infatti la presidente – delinea uno scenario macro ma non abbiamo letto nessuna particolare attenzione per il nostro settore, nella manovra di bilancio non c’è quasi nulla». Nulla per imprese, sottolinea Brancaccio, «che sono uscite faticosamente da una crisi di 12 anni e si sono rimboccate le maniche, rafforzandosi anche dal punto di vista dei bilanci».

L’unica leva è far crescere il Pil
«L’abbiamo detto al tavolo del governo sulla manovra – aggiunge la presidente – L’eccessivo rigore di cui ha fatto le spese questo Paese ce lo ricordiamo tutti, negli anni dell’austerità il debito non è sceso e il Pil è andato anche sotto zero. Siccome tagliare il debito è complicatissimo l’unica leva è far crescere il Pil e la filiera delle costruzioni è sicuramente quella che ha l’impatto più forte, è una follia non programmare a medio-lungo termine una stabilità di investimenti per il settore». Questo perché secondo i costruttori dopo la fine del Pnrr «nel 2026 si rischia un’altra volta il tracollo. Ovviamente sappiamo che non potremo contare su una massa di investimenti straordinaria come quella del Pnrr – riconosce Brancaccio – ma quello che bisogna fare è dotare il Paese di quadri regolatori che consentano gli investimenti privati e attraggano gli investimenti delle famiglie, oltre alle opere pubbliche c’è il tema della rigenerazione urbana». E quindi torna il tema degli incentivi alle famiglie come il Superbonus, che in questi anni hanno trainato le costruzioni. «Sicuramente incentivi ci dovranno essere, bisognerà affrontare il tema anche per rispondere alle direttive dell’Europa. Noi abbiamo le nostre proposte ma il tavolo che chiediamo da tempo ancora non c’è», chiude Brancaccio.

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