Se c’è una filiale a cui Vincenzo Coviello, il bancario voyer era particolarmente interessato, ecco era certamente quella di Montecitorio: praticamente ogni giorno per due anni ha passato a tappeto i conti correnti e, in alcuni casi, anche gli estratti conto delle carte di credito di tutti i parlamentari.

Lo spionaggio trasversale
Della premier Giorgia Meloni e di sua sorella Arianna, si è detto. Così come di diversi membri del Governo (Guido Crosetto, Raffaele Fitto, Daniela Santanchè tra gli altri). Ma il lavoro era assolutamente trasversale: ci sono Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, Matteo Renzi e Angelo Bonelli, Francesco Boccia e Mario Draghi, e ancora l’intera famiglia Verdini, Gianfranco Fini piuttosto che Massimo D’Alema.

Da Bisceglie i controlli su tutti i correntisti: anche sulle carte di credito
Le procedure interne alla banca – pur essendo queste tutte politicamente esposte, fattispecie che per esempio fa partire una Segnalazione di operazione sospetta (Sos) sostanzialmente in ogni transazione – non prevedono particolari allarmi e quindi il funzionario, dalla sua scrivania di Bisceglie, ha potuto consultare ogni dato dei correntisti. Compreso, in alcuni casi, quello delle carte di credito. Circostanza particolarmente grave perché così è possibile ricostruire anche gli spostamenti dei parlamentari. “Non ho mai scaricato nulla” ha detto però Coviello alla banca.

La procura indaga anche sulla responsabilità della banca
A luglio di quest’anno un correntista viene avvisato di essere stato spiato. Gli dicono che è stato avviato un procedimento disciplinare nei confronti di un dipendente, già allontanato a maggio dopo che era partita una segnalazione al Garante della Privacy. Al correntista, uno stimato professionista, non basta la spiegazione e presenta così un esposto in Procura. Parte così l’indagine e soltanto ad agosto, quando i Carabinieri si accorgono di essere davanti non a uno spione di paese, ma a qualcosa di gigantesco, Intesa comunica il licenziamento alla magistratura. Anche per questo motivo, ora la procura sta indagando sulla responsabilità oggettiva (secondo la legge 231) della banca.

Perquisizioni e sequestri a caccia dei file
“E se l’ho fatto, ho subito cancellato. Non ho mai inviato a nessuno quei file”. Una versione confermata ieri ai carabinieri che – come ha anticipato Repubblica – ieri lo hanno perquisito: sono state sequestrate chiavette usb, computer, telefoni, file. Se dovesse spuntare un documento, la sua situazione si aggraverebbe moltissimo.

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