L’amministrazione comunale di Avetrana, attraverso i suoi avvocati, ha depositato un ricorso cautelare d’urgenza per chiedere la rettifica della denominazione della serie tv ‘Avetrana – Qui non è Hollywood’ e la sua “sospensione immediata”. Come già annunciato dal sindaco Antonio Iazzi a Repubblica, è arrivata la richiesta legale. La serie parla dell’omicidio della quindicenne Sarah Scazzi, avvenuto nel comune tarantino nell’agosto 2010, e sarà trasmessa sulla piattaforma Disney+ a partire dal 25 ottobre. E il Comune di Avetrana passa al contrattacco a pochi giorni dalla messa in onda della prima puntata della fiction del regista Pippo Mezzapesa appena presentata alla Festa del cinema di Roma. Il pool difensivo del Comune, composto dai professori avvocati Fabio Saponaro, Stefano Bardaro e Luca Bardaro, ha depositato il provvedimento. “Risulta indispensabile visionarla in anteprima – scrive ancora il sindaco – al fine di appurare se l’associazione del nome della cittadina all’adattamento cinematografico susciti una portata diffamatoria rappresentandola quale comunità ignorante, retrograda, omertosa, eventualmente dedita alla commissione di crimini efferati di tale portata, contrariamente alla realtà”. Iazzi, portavoce dei malumori di un’intera comunità, già da mesi aveva in mente provvedimenti “per allontanare da sé i tanti pregiudizi dettati dall’omicidio”. Il delitto di Sarah Scazzi – chiuso dal punto di vista precessuale con la condanna all’ergastolo per la zia Cosima Serrano e la cugina Sabrina Misseri – travolse un’intera collettività, trascinata da una risonanza che convinse il Comune a costituirsi parte civile nel processo concluso con un risarcimento per il danno d’immagine. Mentre Michele Misseri, scarcerato nei mesi scorsi, da un lato chiede di essere lasciato nell’ombra e ha coperto con teloni la villetta in cui vive e in cui la 15enne fu uccisa, dall’altro continua a rilasciare dichiarazioni indicandosi come colpevole.
“La messa in onda del prodotto cinematografico rischia di determinare, prescindendo anche dal contenuto che al momento si ignora, un ulteriore attentato ai diritti della personalità dell’Ente comunale – si legge nel ricorso – accentuando il pregiudizio che il titolo già lascia presagire nel catapultare l’attenzione dell’utente sul territorio più che sul caso di cronaca”. Il clima di diffidenza sulla serie è stato alimentato, secondo il primo cittadino, dalla recensione pubblicata sul portale della Fondazione Ente dello Spettacolo (cinematografo.it), che rimanda all’idea di “un’Italia oscura e spaventosa abitata da mostri della porta accanto. Una porta verso gli inferi dai quali non si fa ritorno”, ambientata “tra terre riarse, strade abbacinanti per il sole, tristi bar centri di incontri serali” che tende a far “rivivere un mondo di provincia chiuso e asfissiante guidato da una cattiveria che segna senza via di scampo relazioni, amicizie e parentele”. Un’analisi che prescinde dal luogo, ma per il sindaco il punto invece è difendere la rispettabilità del paese in provincia di Taranto. “Riteniamo che la nostra comunità meriti rispetto ed una giusta connotazione e che la notorietà sia sempre più determinata dai tanti tesori che la storia ha lasciato, dal complesso fortilizio agli ipogei, da un prestigioso sito del neolitico alla Chiesa Matrice ed alle cappelle. Ricordiamo a tal proposito che nel luglio del 2022, con atto ufficiale della Regione Puglia, Avetrana è stata riconosciuta “Città d’Arte” e quindi inserita nell’Elenco regionale dei comuni ad economia prevalentemente turistica Città d’arte. A ciò si aggiungano l’accoglienza, l’ospitalità, la generosità ed altre peculiarità che da sempre caratterizzano la stessa cittadinanza”. Un netto taglio con il passato: in particolare da quel 26 agosto del 2010, giorno in cui Avetrana è sprofondata in un viaggio dell’orrore dal quale, ancora oggi, non riesce a liberarsi definitivamente.