Non è tipo da sovraesposizione mediatica. Né confonde il ruolo di amministratore locale con quello di influencer pataccara. Imma Lama coltiva la buona abitudine di intervenire soltanto quando ha qualcosa di importante da dire su questioni di vero interesse pubblico. Lascia ad altri/e i fuochi d’artificio social per la deblattizzazione di una strada o per lo spargimento di veleno contro i sorci in un rione della città. Città, appunto. Così dovrebbe essere considerata Aversa. E per amministrarla occorre una visione complessiva, serve la capacità di pensare in grande senza trascurare l’ordinario. È una ferita al cuore pulsante della società normanna, ad esempio, spacciare per Grandi eventi robetta da avanspettacolo di quart’ordine o festicciole da tre soldi di cui beneficiano sempre i soliti amici degli amici. “Aversa sarà capitale della Cultura”, ha ripetuto come un mantra Franco Matacena in campagna elettorale. Più che condivisibile. Giusto anche avocare a sé, una volta eletto sindaco, la delega alla Cultura. Ma Cultura e Spettacoli vanno a braccetto. Se da un lato si vuole volare alto mentre dall’altro si cammina terra terra il disastro è servito. Ergo, Matacena dovrebbe rivedere le deleghe assegnate agli assessori. In verità, in base al nuovo assetto politico-consiliare, con Adele Ferrara che ha detto addio al gruppo Aversa Italia, il primo cittadino dovrebbe prendere seriamente in considerazione l’idea, lanciata dalla stessa Ferrara, di mandare a casa chi non possiede i numeri e le capacità per governare la città. Ne è fortemente convinta Lama. Il capogruppo di Fratelli d’Italia auspica che “il sindaco, accogliendo l’invito della consigliera indipendente Adele Ferrara volto ad una verifica di maggioranza, possa riportare l’ordine, invertire la rotta e uscire da questo vicolo cieco delle lotte personali o di gruppi che allo stato risultano essere solo nocive per la nostra città”.
L’esponente del partito di Giorgia Meloni fa un puntale resoconto dei primi 120 giorni di governo della coalizione civica. “A soli quattro mesi dall’insediamento della nuova amministrazione è angosciante registrare che ha preso piede un pericoloso individualismo che cancella il senso di comunità e che rischia di portare all’autodistruzione. La maggioranza – osserva Lama – spreca più energie a litigare che a risolvere i problemi della città o a preoccuparsi di assicurare agli aversani una città vivibile. E così, mentre consiglieri di maggioranza litigano tra loro, presidenti di commissioni litigano con gli assessori di riferimento o con altri presidenti di commissioni, assessori convocano il proprio sindaco a riunioni su temi che esulano dalle proprie competenze e in barba al rispetto delle gerarchie, e il regolamento del consiglio comunale è oggetto di interpretazioni che non prendono in minima considerazione non solo le istanze delle minoranze ma addirittura neanche il parere espresso dal segretario comunale, in città permane l’esasperazione degli aversani per la grave e persistente carenza di controlli, soprattutto nelle zone della movida (ma non solo), dove spesso e volentieri regna la sospensione della legalità, della sicurezza e delle regole di civile convivenza”.
La litigiosità della maggioranza è indiscutibile. È sotto gli occhi di tutti il “selfie politico-amministrativo” di una squadra di governo tenuta insieme con lo scotch dopo la forzosa luna di miele elettorale. Al netto delle questioni prettamente politiche Lama punta i fari sui problemi: “Permangono un’igiene pubblica indecente, una manutenzione del verde inaccettabile e altro e altro ancora. Insomma ed in breve, si è persa completamente di vista l’unica vera sfida che dovrebbe affrontare un’amministrazione degna di questo nome: la “sana” vivibilità, nell’ottica del benessere dei cittadini”.
Disamina perlopiù corrispondente al vero. Però va dato atto alla maggioranza che negli ultimi 120 giorni per i roditori la vita è più difficile. Ma purtroppo in città i sorci non sguazzano soltanto nelle fogne. Urge una derattizzazione anche ai piani alti. In quel caso l’esultanza social sarebbe ampiamente giustificata.
Mario De Michele