Un altro mattone nel muro antimmigrati di Donald Trump. Il presidente eletto affiderà infatti l’Homeland Security – il dipartimento che si occupa della sicurezza nazionale – a Kristi Noem, 52 anni e quattro figli, la fedelissima governatrice del Sud Dakota che era stata brevemente considerata pure per la carica di vicepresidente. Salvo poi essere accantonata dopo le polemiche scatenate dalla rivelazione di come aveva ucciso a sangue freddo Cricket, il suo cucciolo di pointer tedesco, perché troppo “irrequieto” e non tagliato per la caccia contenuta nel suo libro di memorie “No Going Back: The Truth on What’s Wrong with Politics and How We Move America Forward”. Un aneddoto scelto per sottolineare la sua capacità di intraprendere anche scelte dure e portare a termine, se necessario, “lavori raccapriccianti”: come lei stesso aveva definito l’uccisione a sangue freddo del cane che tanto aveva indignato pure i suoi compagni di partito. Ebbene, ora la donna con la pistola si aggiudica l’agenzia che sovrintende un po’ a tutto: dai confini alle emergenze ambientali, passando pure per sicurezza informatica e quella dei trasporti. Con buona pace del fatto che proprio le sue posizioni di negazionista del clima hanno spinto i nativi presenti sul territorio da lei governato a bandirla dalle loro riserve.
La scelta non sorprende: The Donald non vuole assolutamente ripetere l’esperienza del suo primo mandato, quando molti dei suoi collaboratori – repubblicani di ferro ma con maggior rispetto verso le istituzioni di lui – cercarono di imbrigliarne le scelte e finirono per criticarlo duramente. La governatrice Noem è invece una lealista della prima ora («Trump non smetterà mai di battersi per noi» si era sgolata alla Convention di Milwaukee), che prima di vincere la poltrona di governatrice è stata otto anni al Congresso. Durante l’emergenza Covid si è distinta per le sue posizioni no mask. E dopo la caduta di Kabul si era detta contraria ad ospitare profughi afghani nel suo Stato. Ancora, alla fine del 2022 ha vietato TikTok sui dispositivi governativi: fra i primi Stati a imporre restrizioni alla piattaforma di social media. È una fanatica oppositrice dell’aborto: e infatti l’interruzione di gravidanza è vietata nel suo Stato, tranne quando serve a salvare la vita della madre. In questo ha il pieno sostegno dei suoi elettori conservatori, che hanno appena respinto un quesito referendario che avrebbe allentato le restrizioni. Se confermata (è una nomina che deve passare il vaglio del Senato) sosterrà totalmente le politiche trumpiane di “tolleranza zero”. La sua agenzia, che conta su un portafogli da 60 miliardi di dollari e ha migliaia di impiegati, lavorerà dunque a stretto contatto con Stephen Miller e Tom Homan: i due falchi anti clandestini che Trump ha appena scelto per ricoprire il ruolo di vicecapo di gabinetto e “zar dei confini”. Ennesima dimostrazione di quanto prende molto sul serio la sua promessa di reprimere l’immigrazione illegale. Durante il primo mandato di Trump, l’Homeland Security è stato uno dei suoi punti deboli: ben cinque persone si sono alternate alla guida e di queste il Senato ne ha confermate soltanto due. Numerose politiche sull’immigrazione volute da Trump durante il suo ultimo anno di mandato sono state bocciate dai tribunali perché emanate dal suo ultimo segretario (ad interim) alla Sicurezza Interna, Chad Wolf perché mai confermato.