Da piazzale Ostiense il corteo attraverserà il cuore della città per arrivare a piazza Vittorio Emanuele II al grido di “Disarmiamo il patriarcato”. E’ trascorso un anno dal femminicidio di Giulia Cecchettin e, sottolineano i promotori del corteo, “altri 106 nomi, rimasti anonimi, si sono aggiunti”. “Le parole del ministro Valditara confermano l’urgenza di scendere in piazza – spiegano da Non una di meno – il patriarcato esiste, non è ideologia e il razzismo istituzionale non è la risposta. L’assassino, il violento, l’abusante sono figli della nostra società e hanno quasi sempre le chiavi di casa”. Importante, in questo senso, non solo l’educazione sessuo-affettiva nelle scuola, ma anche la difesa dei consultori. Quando il corteo è in piazza del Colosseo viene calata un’enorme bandiera della Palestina, immersa tra i fumogeni fucsia. “Siamo contro il genocidio palestinese che vede ancora una volta le donne un bersaglio privilegiato, che vuole annientare le donne in quanto genitrici del popolo palestinese. Non esisterà una Palestina libera senza la libertà delle donne, e non esisteranno donne libere senza Palestina libera”. Una foto del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara è stata bruciata davanti al ministero dell’Istruzione prima dell’inizio del corteo contro la violenza sulle donne a Roma. “Prima di raggiungere la piazza contro la violenza di genere bruciamo il ministro Valditara” si legge in una storia pubblicata su Instagram dal movimento femminista ‘Aracne’ e dai collettivi. Su un manifesto gli attivisti hanno poi scritto: “104 morti di Stato. Non è l’immigrazione ma la vostra educazione”.

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