Nonostante il terremoto che ha sconvolto la Lega Nord, il sindaco di Verona, Flavio Tosi, 43 anni, maroniano, prototipo del leghista di nuova generazione, è riuscito, solo contro tutti, ad essere riconfermato alla guida della città.

E’ lui il primo grande vincitore di questa tornata elettorale e con lui cambieranno definitivamente, se per caso c’era ancora qualche dubbio, gli equilibri dentro il partito. Per il resto questo test elettorale, nel quale la politica cercava il rilancio, ha segnato la caduta libera della Lega in Lombardia, il crollo del Pdl, l’exploit del Movimento 5 Stelle a Genova e a Parma, e il ritorno trionfale di Leoluca Orlando a Palermo. A GENOVA Marco Doria, che ha battuto alle primarie la candidata del Pd Roberta Pinotti e il sindaco uscente Marta Vincenzi, non è riuscito per un soffio a conquistare la città al primo turno e al ballottaggio dovrà vedersela con Enrico Musso, professore universitario, che ha lasciato il Pdl nel 2010 e ora corre con una lista civica e il Terzo Polo e che per tutto il pomeriggio è stato inseguito dal candidato del Movimento 5 Stelle, Paolo Putti. “

A Genova il centrosinistra ha tutti i numeri per governare questa città – ha commentato in serata Doria – non saranno 14 giorni in più a farmi perdere le energie”. A PARMA, dove si dovette dimettere il sindaco Pdl Pietro Vignali, travolto dai guai giudiziari, ha ottenuto un ottimo risultato il candidato del centrosinistra, Vincenzo Bernazzoli, che andrà al ballottaggio con il candidato ‘grillino’ Federico Pizzarotti. “Dobbiamo da domani mattina continuare una campagna, fino al ballottaggio, tra la gente, per decidere tutti insieme le scelte e le necessità per governare questa fase nuova che si è aperta. Parma è una città importante, ha bisogno di un governo concreto, reale e positivo”, ha commentato Bernazzoli. A PALERMO Leoluca Orlando, 64 anni, portavoce nazionale di Idv, a più riprese sindaco di Palermo dall’85 al 2000, sostenuto da Italia dei Valori, Verdi e Federazione della Sinistra, a sorpresa ha sbaragliato tutti gli altri 11 candidati sindaci concorrenti.

Ha deciso di scendere in campo tre settimane dopo le primarie, non riconoscendo l’esito delle consultazioni che secondo lui sarebbero state falsate da brogli e ha avuto la meglio sia su Massimo Costa, avvocato di 34 anni a capo di un’alleanza ‘anomala’ con Pdl e Udc, sia Fabrizio Ferrandelli, 32 anni, vincitore delle primarie del centrosinistra dello scorso 4 marzo, quando batté per 161 voti Rita Borsellino. Sterza a sinistra MONZA, governata finora dalla Lega: il candidato del centrosinistra, Scanavatti Roberto, è di gran lunga avanti rispetto al candidato del Pdl, Andrea Mandelli. Fuori dalla competizione il candidato della Lega. PISTOIA rimane al centrosinistra: è vittoria netta per Samuele Bertinelli, 35 anni, candidato sindaco del centrosinistra sostenuto dal Pd e da altre sette liste.

A LECCE si delinea la riconferma del candidato del Pdl Paolo Perrone. Si profila invece il ballottaggio a RIETI e FROSINONE e a TRAPANI e AGRIGENTO. Ballottaggio probabile anche a L’AQUILA, guidata finora da Massimo Cialente, Pd e a PIACENZA, finora in mano al centrosinistra. Probabile il ritorno alle urne tra due settimane anche a ISERNIA, a CUNEO, dove si sfideranno i due candidati del centrosinistra e a LUCCA, finora in mano al centrodestra. E’ riuscito invece a riconquistare GORIZIA il sindaco uscente Ettore Romoli. La seconda ed ultima giornata di voto per eleggere sindaci e consigli comunali in quasi 1000 comuni sparsi in tutta Italia ha confermato il vistoso calo dell’affluenza alle urne. Un calo che ha colpito soprattutto le Regioni ‘rosse’ ma anche molte città finora in mano alla Lega e al Pdl e, più in generale, le città del nord. A Monza, per esempio, gli elettori sono passati addirittura dal 73.6 delle ultime consultazioni elettorali al 59.6%, con un crollo di ben 14 punti percentuali. ‘Discesa libera’ di 10 punti percentuali di affluenza ad Asti (oggi il 63.2%, alle precedenti comunali il 73.2%); di oltre 13 punti ad Alessandria dove gli elettori sono stati 61.5% mentre nelle ultime consultazioni erano stati pari al 74.8%; di oltre 7 punti a Verona (oggi il 69.2% ma alle precedenti consultazioni era il 76.7%); di più di 6 punti a Genova (oggi il 55.6%, alle passate elezioni il 61.7%); di oltre 10 punti a Parma (oggi il 64.5% mentre era il 74.6%); di più di 8 punti a Palermo (che ha registrato solo il 63.2 contro il 71.7%delle precedenti elezioni). Un vero e proprio tonfo ha caratterizzato l’affluenza in Toscana dove ha votato il 60,80%, quasi dieci punti in meno delle precedenti consultazioni comunali quando aveva votato il 70,58%. A Lucca ha votato solo il 55,8% degli elettori e a Pistoia il 57,5%.

Male anche le Marche dove la percentuale dei votanti è stata del 66,2% contro il 74,9 della precedente tornata e l’Emilia Romagna, dove l’affluenza è stata del 64.6% contro il 75.5 dell’ultima consultazione elettorale per le comunali. Il calo è stato meno forte in alcune regioni del sud ma non ha risparmiato Puglia e Sicilia. Secondo il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, il calo dei votanti registrato alle comunali indica “una disaffezione che era nell’aria, mentre invece è bene che i cittadini partecipino”. Una sconfitta bruciante del Pdl; il clamoroso risultato del Movimento a 5 stelle di Beppe Grillo; la Lega che scompare (sebbene il ‘ribelle’ Flavio Tosi a Verona sia l’unico a vincere al primo turno); il tonfo del Terzo Polo che paga lo scotto delle sue non scelte e non intercetta i voti in caduta libera del centrodestra; un Pd che regge ma non sfonda nelle grandi città e tuttavia si proclama vincitore. Sono le istantanee di questa giornata di voto amministrativo, con un’affluenza in calo di 7 punti pecentuali. Una rivoluzione copernicana della geografia politica, che certifica il collasso del sistema partitico e lambisce il governo che in qualche modo si indebolisce. Monti andrà avanti con le sue ineludibili politiche di rigore, anche se a sostenerlo sono i partiti che oggi il voto penalizza, a tutto vantaggio del’exploit dei grillini. La via italiana non somiglia né all’antipolitica estrema greca, né al trionfo della gauche francese. Da noi non è certo la destra estrema ad alzare la testa. Trionfano invece i ‘grillini’, al ballottaggio in diversi comuni con percentuali a due cifre che ricordano quelle della Lega del ’96. E sarebbe un errore oggi (come lo fu allora) tacciare come ‘antipoliticà tout court il dato eclatante del Movimento a 5 stelle, che drena voti a destra come a sinistra ed intercetta il sentimento di repulsione verso i partiti tradizionali. Silvio Berlusconi (fino a ieri premier e leader del partito di maggioranza relativa) è lontano lontano, a Mosca da Putin. Per tutto il giorno la sede del partito resta emblematicamente chiusa ed i colonnelli parlano in ordine sparso: chi per dire che si è sbagliato candidati, chi per affermare il contrario. Solo a sera il segretario Angelino Alfano ammette il tonfo del partito, che va a sbattere nei 23 comuni dove si presenta da solo. E che in una grande città come Palermo (dove aveva sindaco e 60% dei consensi) neppure arriva al ballottaggio.

“Aspettiamo domani i dati definitivi – cerca di arginare Alfano – è stata una sconfitta ma non una catastrofe, paghiamo la responsabilità per il sostegno al governo Monti che non vogliamo far mancare, anche se non voteremo l’invotabile. E basta con i vertici ABC…”. Nel Pd gli umori complessivi sono buoni, ma Pier Luigi Bersani non può parlare di vittoria. Semmai di non sconfitta. “Non è vero che hanno perso tutti – dice il segretario – , noi siamo avanti ed è emerso un nettissimo rafforzamento del Pd e del centrosinistra in molte città italiane. Gli elettori hanno capito il nostro sostegno al governo e ci danno ragioni per rafforzarlo”. Nessun candidato di Bersani però vince al primo turno, si deve cedere il passo ai cugini dell’Idv (come a Palermo, dove il Pd va al ballottaggio ma Leoluca Orlando sfiora la vittoria con il 46%) o a candidati non iscritti al partito (come Marco Doria, che con la sua lista veleggia verso la vittoria a Genova). Anche la Lega è ammaccata e tace Umberto Bossi, che perde persino nel suo comune, Cassano Magnago.

La vittoria personale di Flavio Tosi – le cui liste furono oggetto dell’anatema del Senatur – viene vissuta nel Carroccio come “la prima vittoria congressuale di Roberto Maroni”. E l’ex ministro è piuttosto esplicito sul futuro: “Dobbiamo ripartire da Verona…”, chiosa. Tace Palazzo Chigi: “Non si commentano gli andamenti delle elezioni amministrative”. Ma di certo un voto come questo, oltre a rendere più difficile l’accordo su una legge elettorale proporzionale, ha tra i suoi effetti quello di non rafforzare il governo. Nonostante il Pdl proclami il contrario, resta nel partito di Berlusconi la tentazione di sottrarre l’appoggio a Monti, andando al voto anticipato per non subire ancora di più alle politiche nel 2013 la ribellione degli elettori penalizzati. E tanto per iniziare, Alfano dice basta ai vertici con Bersani, Casini e Monti.

 

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