
Nelle monarchie assolute funziona così: se non fai sempre l’ossequioso inchino al re vieni cacciato dalla corte. Ed ecco che Enzo Guida, in perfetto stile Luigi XIV, fa fuori Gina Migliaccio dalla giunta. Tra il sindaco poco democratico e l’ormai ex assessore del Pd non è mai corso buon sangue, un po’ perché la Migliaccio è un valente avvocato, non un ragionier Filini qualunque, un po’ perché si è rifiutata di entrare nel cerchio tragico, e un po’ per la sua schiena dritta. In mezzo a tanti depensanti la sua autonomia di pensiero stonava, il suo rigore infastidiva, la sua competenza metteva in luce le misere doti degli altri componenti della squadra di governo. La regola del gregge è seguire sempre e comunque il pastore, senza fare domande e soprattutto senza aprir bocca. È consentito belare. Parlare no. Pensare ancora meno. E quindi il corto circuito tra Guida e Migliaccio era inevitabile. Per il Re Sole il confronto è una perdita di tempo, è lesa maestà. E quindi con una nota stampa da regime totalitario, per linguaggio e modalità, viene annunciato che “il sindaco Enzo Guida ha firmato il decreto di nomina ad assessore di Francesca D’Agostino che subentra a Gina Migliaccio. Prossimamente il sindaco conferirà le deleghe alla D’Agostino”. Poi l’immancabile fiera delle bugie, un rituale della fascia tricolore: “Ringrazio – afferma Guida – il consigliere comunale Migliaccio per il lavoro e l’impegno svolto durante il suo incarico di assessore”.

Nessuna spiegazione. Nessuna motivazione. Nessuna trasparenza. Da monarca assoluto il sindaco scarica Migliaccio come un foglio di carta appallottolato e lanciato nel cestino. Come una lama gelida accoltella un assessore. Come un carnefice provetto liquida un esponente di spicco del Pd, quello che in linea teorica dovrebbe essere lo stesso partito di Guida. Ed è proprio la freddezza umana a destare il maggiore sconcerto in questa vicenda che, come detto, non sorprende più di tanto. Non traspare un minimo di umanità, nemmeno un briciolo di rispetto personale. Niente di niente. Un atto politico, ovvero di interesse pubblico, derubricato ad atto burocratico. Ma in fondo neppure questo stupisce più di tanto. Negli ultimi 10 anni i partiti e le forze civiche della coalizione di governo si sono ridotti ad inutili orpelli. Una pantomima indecente. In prima fila proprio il Pd, occupato da amici e parenti stretti di Guida. Zero dibattito, nessuna capacità critica. Il sindaco ha amministrato a briglie sciolte. E dopo un decennio si è via via trasformato in podestà. Nel Re Sole, appunto. Senza di lui “Cesa non ha futuro, non esiste”, questa la narrazione social, questo il mantra del regime.
Che sarà mai la cacciata di un assessore? Ovviamente nulla per i cortigiani, ancora meno per il gregge belante. Faranno festa gli amministratori depensanti. Gina Migliaccio era un’anomalia. Non scodinzolava ai piedi del monarca. Non era un cagnolino di compagnia. Andava abbattuta senza pietà e rispetto. Così funziona nelle dittature. Così funziona a Cesa, tra gli applausi scroscianti di un popolo diventato popolino, pronto a partecipare in massa al Festival dell’Asprinium per finire a tarallucci e vino.
Mario De Michele
LA NOTA STAMPA













