L’escamotage retorico è stato quello di non farne una proclamazione solenne. Angela Merkel ha inserito l’ammissione della sua sconfitta riferendo dell’incontro con il perdente Norbert Roettgen, al suo fianco, e ci è passata sopra con la sua naturale pacatezza:
“Abbiamo detto che ieri è stato un giorno amaro e che si è trattato di una sconfitta dolorosa”, ha spiegato a Berlino in conferenza stampa. E dunque, si sente indebolita in Europa? La cancelliera tira dritto per la sua strada: “Il lavoro in Europa non è toccato da questo voto”. Francois Hollande, atteso domani a Berlino, l’uomo al quale tutti pensano in queste ore, lo tira in ballo lei stessa. “E’ stato già detto – ha aggiunto infatti, come per mostrare ancora una volta la nuova recente formulazione della posizione tedesca – crescita e disciplina di bilancio non sono in contraddizione. Oggi incontrerò Hollande e discuteremo anche di questo”. Un passaggio interessante viene però riservato alla Grecia, tema dolente sul quale la cancelliera torna durante la giornata: Atene non è finita dove si trova a causa del risparmio, ha detto la cancelliera, aggiugendo: “Credo che per la Grecia sia meglio restare nell’eurozona. La solidarietà finisce se Atene dice ‘non rispetteremo gli impegni’. Ma non credo che questo accadrà”.
Il destino greco è al centro dei suoi pensieri oggi: la Merkel ha anche reagito a qualche accusa piovuta dall’opposizione, evidentemente non digerita: “Il populismo di destra può anche nascere quando non si risparmia”, ha detto reagendo evidentemente a Sigmar Gabriel. Insomma l’umore non è frizzante, dopo la storica debacle registrata dalla stampa globale, ma Merkel regge alla batosta e fa dei distinguo, riconoscendo peraltro il valore dell’avversaria Hannelore Kraft, per ridimensionare il successo del partito di opposizione che ambisce a governare Berlino, stavolta, senza di lei. L’Spd ha avuto “una chiara vittoria”, anche per il sost egno alla sua candidata, ha sottolineato. E i risultati dei socialdemocratici in Nordereno Westfalia sono “diversi” da quelli che il partito di opposizione ottiene a livello federale. Quindi, è l’implicita conclusione, la partita é aperta. Alla federali del 2013 guarda “con serenita”, risponde a chi lo chiede, esplicitamente. E’ una giornata di quelle effettivamente difficili per la Bundeskanzlerin. La “disastrosa sconfitta” – così registrata da Bild, ad esempio – arriva alla vigilia dell’atteso incontro con il nuovo presidente francese, boicottato durante la campagna elettorale per sostenere Nicolas Sarkozy. L’uomo normale – qualità che non è estranea alla cancelliera che fa la spesa al supermercato – che ha conquistato però Parigi, e non solo, attaccando il suo patto di bilancio, e promettendo la crescita. La cancelliera è sempre più sola in Europa: mentre volano gli spread e la tensione sociale cresce. Come è stato evidente domenica scorsa, quando francesi, greci e italiani hanno mandato segnali chiari contro la linea del rigore. E ora sembra perdere terreno – “si muove sotto i suoi piedi” ha scritto oggi certa stampa tedesca, titolando “la cancelliera trema” – anche nella sua Germania. Da Duesseldorf, insomma, il segnale a Berlino è arrivato. Ma Frau Merkel, per ora, tiene. “Vogliamo mantenere la Grecia nell’euro e faremo tutto il possibile perché ciò accada”. Lo ha detto il presidente dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker spiegando, al termine della riunione, che “nessuno è contro questa posizione”. E’ “arrivato il momento” di avere un “dibattito sostanziale” sulla crescita. La discussione, ha poi aggiunto Juncker, si svilupperà nelle prossime settimane. E’ un “non senso”, è “propaganda”: così il presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker, alla fine della riunione svoltasi a Bruxelles, si è espresso contro “questo modo di provocare i greci” con l’ipotesi di un’uscita di Atene dall’euro. “Non mi piace questo modo di trattare la Grecia con continue minacce”.