NAPOLI – Tutto ancora da decidere. Sul caso Maradona, la Commissione tributaria della provincia di Napoli, si riserva la decisione definendo la questione “complessa” e lasciando intravedere tempi lunghi per una sentenza. Non era presente stamattina, l’ex fuoriclasse,
all’udienza che lo vede contrapposto a Equitalia e Agenzie delle Entrate per un debito di 40 milioni di euro da versare nelle casse del fisco italiano. Una somma che in origine, all’accertamento del debito, era di 13 miliardi delle vecchie lire, divenuti poi 40 milioni di euro per interessi di mora. Il fuoriclasse argentino, attraverso il suo legale, Angelo Pisani, aveva proposto a Equitalia una mediazione: 3,5 milioni vincolati alla creazione di uno sportello di ascolto delle “vittime e i familiari delle vittime del fisco”. Proposta respinta dai legali di Equitalia e Agenzie delle Entrate. Una “provocazione”, l’ha definita Pisani che ripropone la propria tesi: il suo assistito “non deve pagare nemmeno un euro al fisco perché la notifica della cartella non è mai avvenuta e perché gli accertamenti sono già annullati con sentenze dal 1994, sia in sede penale sia in sede tributaria”. Quando il messo provò a consegnarla, in casa non vi era nessuno: Maradona aveva già lasciato Napoli e l’Italia. “Sconosciuto”, fu scritto. “L’inesistenza delle cartelle – ha ribadito anche oggi il suo legale – è provata dal fatto che non sono state depositate, ma c’é solo una pronuncia di rito della Cassazione, del 2005, in merito alla inammissibilità di impugnare gli avvisi di mora”. Al calciatore, infatti, nel 2001 è stato notificato un avviso di mora contro il quale ha presentato ricorso, cosa che, invece, non ha fatto contro la cartella esattoriale proprio per mai ricevuta. Ed è in base a quella sentenza che, invece, Equitalia ritiene che il caso tributario sia chiuso: Maradona deve pagare il fisco. Il contenzioso riguarda gli anni tra il 1985 e il 1990 ed è relativo ai compensi per lo sfruttamento dei diritti di immagine pagati a società estere. Gli accertamenti avevano colpito il Calcio Napoli e i tre giocatori stranieri in maglia azzurra in quegli anni: oltre Maradona, Careca e Alemao. Mentre, però, i due brasiliani e la società opposero ricorso, l’argentino non lo fece. La commissione ha annullato gli accertamenti a loro carico, ma la sentenza non è ancora passata in giudicato. I legali di Maradona, dato che gli effetti di quella sentenza possono essere estesi anche al loro assistito, hanno anche chiesto la sospensione del processo. Cosa che, però, non ha trovato d’accordo né Equitalia né l’Agenzia delle Entrate perché, nel frattempo, Maradona ha percorso altre strade. Il ricorso cioé contro gli avvisi di mora, dichiarati inammissibili dalla Cassazione. L’ultima parola spetta ora alla Commissione tributaria.