“Voglio continuare ad avere le mani libere” di “non arruolarmi in coalizioni eterogenee e già fallite sul campo come l’esperienza dei governi degli ultimi dieci anni ci dimostra”. Lo scrive al Corriere della Sera il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, rispondendo a un editoriale in cui ci si interrogava sul futuro del suo partito, dicendosi peraltro “talmente fiducioso nel futuro” da essere “disponibile a ragionare su tutto, anche sul doppio turno”, sebbene non sia “il mio modello elettorale preferito” e le leggi elettorali non producano mai “di per sé buona o cattiva politica”.
A patto però che “i parlamentari vengano scelti dai cittadini e non dai capi partito”. “Io – aggiunge – non ho l’allergia alle alleanze, né una vocazione solitaria da preservare, ma avendo da tempo soddisfatto ogni ambizione personale non intendo svendere ai saldi di fine stagione i valori e gli interessi che il ceto medio di questo Paese ha, in parte, affidato anche a me”. “Domando: cosa mai potrei testimoniare all’interno di una coalizione sul modello Vasto che, non a caso, è già profondamente divisa sul sostegno a questo governo?”. Allo stesso modo però “quale logica avrebbe l’adesione ad una ipotizzata confederazione dei moderati che, senza alcuna autocritica sul passato e sull’alleanza con la Lega, fosse la semplice riedizione della Casa della Libertà a cui già ci sottraemmo nell’epoca della facile suggestione berlusconiana?”. “Meglio avere le mani libere seguendo la propria coscienza che le mani obbligate da patti siglati contro il futuro del Paese. Oggi il vero progetto da realizzare è superare la frammentazione dell’area moderata e riformista ma senza ricalcare gli errori del passato”.