Ha i capelli lunghi sottili, rossi, fermati da una frontierina chiara e guarda l’obiettivo sorridendo, con gli occhi nocciola che luccicano: la foto su facebook di Melissa Bassi, 16 anni, racconta la sua gioventù spensierata, piena di progetti nati in un piccolo paesino nel brindisino, Mesagne. E’ morta oggi nel pronto soccorso dell’ospedale ‘Perrino’ di Brindisi, alle 9.30: un’ora e quaranta di agonia dopo essere stata stravolta dall’esplosione avvenuta intorno alle 7.45 davanti alla scuola che frequentava, l’Istituto professionale ‘Morvillo Falcone’, in viale Aldo Moro, angolo via Galanti.

Era lì insieme con la sua amica del cuore, Selena, di 16 anni, ricoverata nell’ospedale di Brindisi in prognosi riservata ma non in gravi condizioni: ancora non sa che Melissa è morta. “Glielo diremo con calma, con l’aiuto degli psicologi”, dice la mamma di Selena, mentre attende i medici sull’uscio della stanza dell’ospedale. Con Melissa e Selena, c’erano anche altre ragazze, pronte per entrare in classe, la seconda A. Si era fermata a parlare pure Veronica Capodieci, 15 anni, di Mesagne. Era insieme alla sorella Vanessa, di 19. Veronica ora lotta tra la vita e la morte, con uno squarcio nell’addome. E’ la più grave tra le sei studentesse ferite. Tutte le altre sono in prognosi riservata ma la loro vita – assicurano i medici – non è in pericolo. “Melissa, Melissa, Melissa”, ha gridato Veronica – raccontano le amiche ferme davanti all’ospedale – mentre era ustionata, tutta nera in volto, senza più capelli né ciglia, là, sul marciapiede davanti alla scuola. Melissa era figlia unica di un operaio, un piastrellista, e di una casalinga. Una figlia a lungo desiderata, arrivata dopo tante cure e tentativi, una figlia amata come non mai, coccolata: la principessa di casa, che con quel sorriso dolce riusciva ad ottenere tutto quello che desiderava, come il pc portatile per chattare con le amiche, che si trova sul tavolino della sua stanza piena di cassettini bianchi con i suoi oggetti più cari. Sul suo letto un pigiama blu buttato lì stamani prima di uscire da casa e un orsacchiotto bianco di peluche, ‘vegliato’ da un quadretto che raffigura un angelo, affisso sulla parte. E’ la stanza di una bambina che si sta trasformando in una bella ragazza con un grande sogno del cassetto: diventare un’assistente sociale. Per questo non le pesava svegliarsi ogni giorno molto presto, al mattino, per prendere il pullman che da Mesagne la portava a Brindisi, una ventina di chilometri da percorrere sino alla scuola Morvillo Falcone, dove la campanella suona alle 8 meno cinque. La scuola è frequentata da 830 studenti, 630 dell’istituto Morvillo Falcone e 200 della Majorano. I ragazzi possono scegliere tra vari indirizzi: quello ottico, quello odontotecnico, quello turistico, quello dedicato alla moda, e infine quello socio sanitario. Qualche minuto più tardi e lì, in quella scuola ci sarebbe stato un massacro. E’ morta Melissa, una ragazza “normale”, piena di vita, come raccontano le professoresse sotto choc. La sua morte sconcerta, ferisce, fa tremare come pulcini gli studenti che davanti all’ospedale di Brindisi arrivano e si abbracciano, scoppiando a piangere. Ragazzi e ragazze che si allontanano con vergogna e cortesia dai giornalisti: è un dolore che vogliono vivere nel gruppo, come i ragazzi di oggi spesso fanno. I genitori di Melissa si sono chiusi nella loro casa dipinta di giallo, a Mesagne, un paese in lutto, un paese ammutolito dal dolore. Parenti e amici cercano di portare conforto ma – racconta il sindaco del comune brindisino, Franco Scoditti che ha incontrato i genitori – “non si trovano le parole”. Poi la sua voce si incrina: “E’ un attentato di una gravità inaudita, indegna, hanno colpito – dice – la speranza, la gioventù”.

 

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