“Zombie”, “vampiro”, “mummia”, “morto vivente”. Insomma, “non morto, ma quasi”. Non sembrerebbe, ma parla di politica Beppe Grillo, quando scaglia un florilegio di metafore da film horror contro Pier Luigi Bersani. All’indomani dei ballottaggi, il comico-leader del Movimento 5 Stelle se la ride del cantar vittoria del segretario del Pd.
E rispedisce al mittente il suo invito a un confronto sui temi del lavoro: “Provi prima a lavorare – lo sbeffeggia – in futuro ne avrà bisogno”. Ma Bersani rilancia la sua sfida sul piano dei programmi. “Stà sereno”, ribatte. Basta “bestemmie” e “dì qualcosa di preciso per il Paese”. Mentre implodono Pdl e Lega e si archivia il Terzo polo, è subito scontro tra quelli che dopo il primo turno Bersani aveva definito “i due vincitori” delle comunali 2012: il M5S di Grillo e il Pd. E intanto, da sinistra Antonio Di Pietro e Nichi Vendola incalzano il leader democrat sul fronte delle alleanze, gli chiedono un incontro e rilanciano “la foto vasta”. Ad accendere la scintilla con Grillo, è il bilancio tracciato da Bersani dopo i ballottaggi, che poco piace al comico. Il segretario democrat definisce quella di Parma una “non vittoria”? “Chiamate un’ambulanza per Tso” (trattamento sanitario obbligatorio), se la ride il blogger, che prende in giro pure Gene Gnocchi, ‘reo’ di aver sostenuto il candidato Pd: “Gnocchi fritti a Parma!”. Ora che il M5S ha conquistato la sua ‘Stalingrado’, non ci sarà, attacca Grillo, l’inceneritore, quel “tumorificio” che il Pd invece avrebbe voluto. All’indomani del successo elettorale, Grillo ripubblica su Facebook il video in cui nel dicembre 2009 “gridava a tutti” la nascita del M5S: un “movimento di liberazione” per “mandare a fanculo i partiti”. Come a dire che allora, come oggi, gli obiettivi non sono cambiati. Ed è per questo che se Bersani rivendica la vittoria “senza se e senza ma” del suo partito, il comico gli urla in faccia che non è altro che uno zombie della politica, un “pollo che si crede aquila”. “Stà sereno…”, replica il segretario del Pd. “Ora sei un capo partito anche tu e non basterà bestemmiare gli altri – é la sfida che Bersani lancia a Grillo – dì qualcosa di preciso per il Paese”. Ma un dibattito sui programmi sembra impossibile, se è vero che all’invito a confrontarsi sul tema del lavoro, il comico replica: “Chi ha creato disoccupazione? Il M5S o 20 anni di inciuci con il Pdl? Prima di parlare di lavoro, Bersani dovrebbe lavorare: in futuro ne avrà bisogno”. Ma per un Grillo che non dialoga (e un Matteo Renzi che torna a invocare le primarie), il leader del Pd si trova ad avere a che fare, dopo il voto, con il duo Di Pietro-Vendola, galvanizzato dalle vittorie del centrosinistra nei Comuni in cui si è presentato unito. “Dove il Pd ha voluta fare da solo è stato sconfitto”, avverte Di Pietro. “Se non ora quando” rilanciare il centrosinistra?, domanda il leader di Sel. “Subito dopo la direzione del Pd di martedì prossimo apriremo un tavolo per costruire un programma, nuove proposte e un percorso di governo”, è la promessa che Di Pietro dice di aver ricevuto da Bersani. Si vince col centrosinistra, insiste Vendola, con una “proposta di cambiamento”. E se si indulge in alleanze “ibride, di ogni tipo” (ad esempio con l’Udc) si dà “immagine di conservazione” e si ha “il piombo nelle ali”. La necessità di rispondere con una proposta di cambiamento (a partire da riforme e rinnovamento) a uno scenario politico tutto nuovo, è condivisa anche da democrat come Enrico Letta e Anna Finocchiaro. Che quel cambiamento sia incarnato dalla sola alleanza con Sel-Idv è però da vedere. Per ora Vendola e Di Pietro riescono solo a farsi fotografare alla Camera con in mezzo Letta (fautore di un’apertura al centro) in una riedizione della ‘foto di Vasto’: la “foto vasta”.