Il direttore centrale della polizia criminale, Francesco Gratteri, ha deposto oggi al processo su ristorazione e riciclaggio in cui è imputato, tra gli altri, l’ex capo della squadra mobile di Napoli, Vittorio Pisani. Rispondendo alle domande del pm Sergio Amato, titolare dell’inchiesta assieme alla collega Enrica Parascandolo, Gratteri ha parlato del rapporto tra Pisani e il suo ex confidente Salvatore Lo Russo, in passato capo dell’omonimo clan camorristico e oggi collaboratore di giustizia.
Secondo l’accusa, grazie al suo rapporto con Pisani, Lo Russo ottenne per anni un trattamento di favore dalla squadra mobile quando si trattava di indagare sulle organizzazioni criminali della città. Il pm ha chiesto se il servizio centrale operativo, in passato diretto da Gratteri, avesse mai discusso con l’ex capo della squadra mobile di Napoli del rapporto di “do ut des” tra Lo Russo e Pisani. Gratteri ha negato, precisando che, per lui, “l’investigatore acquisisce informazioni per fini di giustizia e basta. Non avrei approvato alcuna attività al di fuori di questo schema. Per me – ha aggiunto il direttore della polizia criminale – l’interesse è una notizia da approfondire su un evento criminoso importante, che possa sconvolgere gli equilibri di sicurezza. Non accetterei le condizioni di un personaggio che sta dall’altra parte, secondo il quale non devo indagare su di lui”. Gratteri ha comunque precisato di ritenere che “Pisani sapesse gestire il rapporto con la fonte”. Dopo di lui è stato chiamato a deporre l’ex questore di Napoli Santi Giuffré, al quale sono state poste domande sull’esposto anonimo che segnalava l’amicizia di Pisani con il ristoratore Marco Iorio, accusato di riciclare nei suoi ristoranti denaro di camorristi e usurai. L’esposto riferiva inoltre che un poliziotto in servizio alla mobile lavorava in uno dei ristoranti di Iorio. Gli approfondimenti sul contenuto della lettera anonima furono affidati da Giuffé allo stesso Pisani, che, secondo l’accusa, nella prima relazione di servizio inviata al questore e alla procura fornì informazioni false. “Nel trasmettere gli esiti degli accertamenti alla procura – ha affermato Giuffré – ebbi la sensazione che non ci sarebbero stati sviluppi successivi, dal momento che non c’erano elementi che integrassero reati. Anche al procuratore Lepore sembrava così”. Quanto all’opportunità di delegare allo stesso Pisani accertamenti su presunte irregolarità da lui stesso commesse, l’ex questore di Napoli ha affermato che “assegnare le verifiche ad altri avrebbe significato delegittimare la squadra mobile. Se alle mie orecchie – ha aggiunto – non arriva nulla che delegittima, appanna o oscura Pisani, non è ortodosso affidare gli accertamenti ad altri”.