Un gesto di moderazione delle autorità del Kerala – aver rinunciato ad insistere sull’accusa di terrorismo – ha aperto oggi le porte della libertà dietro cauzione per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che ora possono affrontare in condizioni più consone al loro status gli sviluppi del processo che li vede coinvolti nell’uccisione di due pescatori indiani. Grazie alla rapida firma della sentenza, la delegazione italiana ha subito avviato le pratiche amministrative e burocratiche che permetteranno ai due marò di uscire presto, anche se probabilmente non già domani, dalla Borstal School di Kochi, l’ex riformatorio di cui sono ‘ospiti’ da alcuni giorni. La notizia è stata accolta con un sospiro di sollievo dai familiari e con pragmatismo dalle autorità italiane.

Il ministro degli Esteri Giulio Terzi è stato chiaro al riguardo: “Non ci sono motivi di trionfalismi perché gli indiani stanno continuando a violare la giurisdizione italiana”. La nostra strategia, quella del governo, ha spiegato, “é sempre molto attenta al risultato finale, che è quello di riportare i nostri uomini a casa”. Certamente questo risultato è anche il frutto del pressing esercitato da Roma negli ultimi giorni, ma va detto che il morale di diplomatici e militari italiani che seguono da 100 giorni la vicenda era piuttosto provato prima dell’udienza presso l’Alta Corte di Kochi a causa del ‘no’ incassato il giorno prima sulla questione della giurisdizione che la magistratura del Kerala ha ribadito essere indiana senza alcuna discussione. Ma già dalle prime battute della discussione aperta dal giudice N.K. Balakrishnan si è capito che la prospettiva oggi era ben più rosea e che la possibilità di un accoglimento della richiesta di ‘bail’, appunto la libertà dietro cauzione, era davvero concreta. Ed è diventata certezza quando il rappresentante del governo del Kerala ha manifestato la volontà di rinunciare alla applicazione della Convenzione ‘Sua Act’ (Suppression of Unlawful Acts against the Safety of Maritime Navigation), nota anche come ‘Convenzione Lauro’ (perché nata in seguito al dirottamento dell’Achille Lauro). Era proprio la pretesa di voler far processare i marò alla stregua di pirati l’ostacolo principale alla possibilità che il giudice dicesse sì alla fine della carcerazione giudiziaria. Preso atto del mutato atteggiamento, e visto che il ministero dell’Interno da New Delhi aveva fatto sapere di non vedere inconvenienti nell’applicazione del beneficio, Balakrishnan alla fine ha firmato la sospirata ordinanza. Per trasformarsi in realtà il sogno di Latorre e Girone ha ora bisogno dell’adempimento di varie condizioni, fra cui una cauzione di dieci milioni di rupie (143.000 euro) ciascuno, assortita con la segnalazione di due garanti indiani per l’equivalente di questa somma, e un domicilio nel raggio di dieci chilometri dal commissariato di polizia di Kochi, dove dovranno presentarsi ogni mattina per la firma fra le 10 e le 11. Inoltre si chiede ai due di fornire il numero del loro cellulare e di non allontanarsi dalla zona di competenza del commissariato di Kochi. I due fucilieri dovranno consegnare il passaporto su cui ci sia un regolare visto, mentre il governo segnalerà a porti e aeroporti che i marò non possono abbandonare il Paese.

 

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