Monti, nonostante le tante avversità che il Paese sta affrontando, si mostra ottimista: l’Italia “ce la farà” – assicura il premier consegnando ad Annamaria Cancellieri il premio Marisa Bellisario -,

anche perché il governo è determinato a proseguire sulla strada delle riforme: per dare un futuro ai giovani e nonostante le “comprensibili” proteste di quelle categorie che si sentono penalizzate per i sacrifici chiesti. “Stiamo facendo le cose giuste”, rimarca il presidente del Consiglio (che bolla come “provocazione elettoralé la proposta di Berlusconi di far stampare Euro dall’Italia anche senza l’autorizzazione della Bce) sottolineando che l’intento è quello di “invertire” politiche che per decenni hanno prediletto “l’oggi a scapito del domani”. Il pensiero del professore va soprattutto alle nuove generazioni: “Cerchiamo di lavorare per i giovani che sono sicuro vedranno presto qualche beneficio”. E rispondendo indirettamente alle polemiche sul due giugno, ribadisce che per uscire dall’attuare difficile situazione serve la solidarietà che il Paese in passato ha dimostrato di saper offrire: “La festa della Repubblica – rimarca con uno sguardo al terremoto in Emilia nel giorno in cui sale al Quirinale per partecipare al ricevimento organizzato dal capo dello Stato – ci ricorda che il Paese è fondato sulla solidarietà che ci ha fatto superare prove anche più drammatiche dell’attuale, pur grave crisi economica”. E dunque, anche se “provati” e forse “avviliti” dobbiamo “unirci per sentirci più forti”. L’intento del premier appare quello di ridare un po’ di fiducia ad un Paese scosso dal sisma e preoccupato per una crisi che non allenta la sua morsa. Resta convinto che i singoli paesi da soli possano fare poco: oggi la borsa è andata male e anche se gli spread di Italia e Spagna sono scesi l’interpretazione è che il calo derivi dalle voci di un possibile intervento della Bce. Ulteriore dimostrazione che le riforme nazionali sono condizione necessaria, ma non sufficiente per uscire dalla crisi di fiducia dei mercati. La partita europea resta però complessa: a cominciare dalle misure a protezione delle banche spagnole visto che Angela Merkel non vuole un intervento diretto del fondo salva-stati (Efsf e Esm) a sostegno degli istituti iberici. Di fronte ai tanti ‘nein’ della Germania, anche Obama si è lamentato degli effetti che la crisi dell’Eurozona sta avendo sull’economia Usa. Ma Monti – come ripete ai suoi collaboratori – ritiene che con Berlino non serva forzare la mano: bisogna spiegare, convincere. “Del resto – ragiona una fonte di governo – anche la Merkel inizia a capire che la crisi rischia di travolgere pure la solida economia tedesca”. Ma serve tempo. Il vertice Ue di fine giugno, preceduto dalla ‘quadrilaterale’ di Roma, non riserverà grandi sorprese: decisioni sono attese sulla Bei, sui fondi strutturali; sui project bond. Ma l’Italia non si aspetta molto di più. La speranza, però, è che altri dossier arrivino sul tavolo europeo, se non altro per dare un segnale ai mercati. Ad esempio sul fronte del debito. Le ipotesi sono diverse: eurobond; euro-bills (titoli a più breve termine); ‘redemption fund’ per mutualizzare la parte eccedente del debito rispetto agli obiettivi Ue. La speranza di Italia, Francia e Spagna è che il dibattito vada avanti. In questo complicato contesto europeo, la proposta di Silvio Berlusconi (far stampare euro alla zecca dietro la minaccia di un’uscita dell’Italia dall’Ue) è stata fatta letteralmente cadere nel vuoto da Monti. “Sono provocazioni elettorali, dette in una manifestazione di partito”, si limita a spiegare una fonte dell’Esecutivo. Certo, aggiunge una seconda fonte, “sono boutade che non aiutano e che anzi rischiano di complicare le cose soprattutto se vengono prese sul serio all’estero”. L’idea non viene neanche presa in considerazione: “Non è un’ipotesi di lavoro”, si limita a dire diplomaticamente una fonte di governo.

 

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