L’aula del Senato ha approvato l’emendamento al decreto sulla spending review che introduce la certificazione dei crediti delle imprese verso le P.A. comprese le Regioni sottoposte a piani di rientro da extra-deficit nella sanità. Il testo stabilisce anche la compensazione dei crediti vantati verso lo Stato con le cartelle esattoriali.

L’emendamento, che era stato già approvato la scorsa settimana dalle commissioni Bilancio e affari Costituzionali, introduce a carico delle Aziende del Sistema sanitario nazionale l’obbligo di certificazione dei crediti su istanza del creditore. In base a una legge del 2009 questi Enti erano esclusi dalla possibilità di certificare. Quindi l’imprenditore, potrà cedere alle banche i propri crediti, che hanno ora la garanzia dello Stato, ottenendo così liquidità. E la certificazione arriva anche per i crediti vantati verso le Regioni sottoposte a piano di rientro da extra-deficit nella sanità, articolato in un programma di pagamenti pluriennale; scatterà la Garanzia dell’apposito Fondo del ministero dello Sviluppo per quei titoli di credito il cui pagamento è previsto oltre l’anno. Anche questo meccanismo, ha sottolineato il relatore Gilberto Pichetto Fratin (Pdl) è finalizzato a favorire l’accesso al credito dell’impresa. Infine l’emendamento stabilisce anche la possibilità di compensazione con le cartelle esattoriali dei crediti vantati anche verso lo Stato e gli Enti nazionali. Il supercommissario Enrico Bondi potrà decidere di tagliare autonomamente la spesa sanitaria delle Regioni in deficit, e dunque commissariate, ma non intervenire sugli altri capitoli del bilancio. Lo prevede un emendamento al dl spending review approvato dall’Aula del Senato. Il governo è stato battuto su un emendamento di Adriana Poli Bortone (Io Sud) che abroga un comma del secondo articolo del decreto sulla spending review. Il governo e i relatori avevano dato parere negativo, ma l’emendamento è passato con 136 sì, 122 no e 7 astenuti. Il comma cassato dall’emendamento stabiliva che i poteri di intervento del Commissario Bondi non potessero applicarsi agli organi costituzionali, vale a dire Presidenza della Repubblica, Camera, Senato e la Corte costituzionale. Il comma era dovuto al fatto che secondo la nostra Carta fondamentale tali organi costituzionali hanno autonomia di bilancio.

 

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