La sfida è aperta, ma al momento l’unico candidato ufficiale alle primarie del Pd è il segretario Pier Luigi Bersani che da Roma assicura che “ci saranno, aperte e senza risse”.

Quello che si annuncia il principale avversario, il sindaco di Firenze Matteo Renzi, è ancora in panchina ma convinto che se giocherà la partita lo farà “per vincere”, perché la sua squadra, “quella degli amministratori, è già maggioranza nel Pd, nel centrosinistra”. Parole risuonate da Firenze dove Renzi ha chiamato a raccolta oltre 1.000 sindaci e amministratori locali, quasi tutti giovani, arrivati da tutta Italia. Proprio lui, però, è il primo a mandare messaggi ‘rassicuranti’ ai vertici del partito all’interno del quale vuole restare, assicurando fin d’ora il suo appoggio a chi vincerà le primarie, “se non dovessimo essere noi”, pronto a far dedicare il primo applauso della platea a Bersani “a cui va il mio, il nostro, saluto affettuoso”. Per ora la partita si gioca a distanza, Renzi vuole prima le regole e Bersani, che non cita mai il sindaco, dice che per le primarie “non c’é fretta” perché “prima c’é da fare l’Italia”. Ma le truppe sono schierate. Da una parte l’apparato del Pd e i Circoli, per la verità non pochi i presidenti hanno scelto Firenze, disertando Roma. Dall’altra la squadra dei sindaci e di chi “ogni giorno si confrontano con i problemi del territorio”. Se Bersani dice che il partito non ha padroni, riferendosi a Silvio Berlusconi, e spiega che non li ha neppure su internet, Renzi con a fianco il presidente del Consiglio regionale dell’Emilia Romagna, Matteo Richetti, Davide Faraone, consigliere regionale in Sicilia, e soprattutto Giorgio Gori, internet lo usa e molto. Manda in diretta streeming tutto il ‘Big Bang Italia obiettivo comune’, commenta insieme agli altri su twitter e su Facebook gli interventi una settantina. Poco spazio alle polemiche, anche se qualche battuta su Stefano Fassina e sul presunto piano della Rosa Tricolore gli sfugge, ma rimanda al mittente le accuse di piacere troppo alla destra, come gli ha detto il presidente della Toscana Enrico Rossi: “Pescare tra quelli di là è l’unica condizione per non riperdere le elezioni”. Mentre Bersani ribadisce che “in Parlamento ci vogliono gruppi con alcune competenze”, il rottamatore al Palacongressi di Firenze strappa l’applauso più convinto quando dice che “l’Italia si può servire senza stare appiccicati a una poltrona”. Dal palco fa ascoltare ascoltare ‘L’estate sta finendò dei Righeira, e poi aggiunge “l’estate sta finendo, il loro mandato no”: “Senza fare nomi caro D’Alema, Veltroni, Rosy, Franco Marini, in questi anni avete fatto molto per il paese, per l’Italia, ma adesso anche basta”. Pochi i parlamentari presenti a Firenze, tra questi Debora Serracchiani (chiede rinnovamento e cita Altero Spinelli e dice “che bisogna scartare gli inetti tra i vecchi”), Andrea Scarubbi (“mi avete ricordato perché sono entrato nel Pd”), Andrea Marcucci e Salvatore Vassallo. Nelle prossime settimane le schermaglie continueranno, ma la battaglia vera ci sarà solo con la data delle primarie: solo a quel punto si saprà se conta di più la presenza sul territorio degli amministratori schierati con Renzi o se esiste ancora un apparato del Partito democratico. E Renzi, e per evitare una “nuova concomitanza di appuntamenti” annuncia già una nuova Leopolda 15 giorni prima delle primarie. Sempre che l’appuntamento del Pd non venga cancellato da ancora possibili elezioni anticipate.

 

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