Fatturato milionario, apertura di filiali negli Usa, in Brasile, in Australia ed in Turchia. Poi il default finanziario ed il fallimento. Oltre 200 dipendenti lasciati sulla strada. Questa in breve la storia della T.P.A., societa’ dell’Alta Padovana produttrice di impianti per la triturazione dei rifiuti, settore notoriamente d’interesse per la criminalita’ organizzata.

I Finanzieri del Comando Provinciale di Padova, coordinati dalla Procura della Repubblica della citta’ del Santo, hanno portato a compimento una complessa indagine avviata nel luglio del 2008 a seguito di verifiche fiscali eseguite nei confronti di due srl controllate dall’imprenditore padovano. Decine le perquisizioni effettuate su tutto il territorio nazionale, con l’impiego di oltre 100 finanzieri dei Comandi Provinciali di Padova, Roma, Milano, Bergamo, Treviso, Vicenza, Caserta e del G.I.C.O. di Venezia.

Le investigazioni di polizia tributaria, spiega una nota della Gdf, hanno fatto emergere un giro milionario di fatture false ed un vorticoso susseguirsi di ingenti flussi finanziari tra le aziende venete coinvolte ed una societa’ casertana controllata da un imprenditore contiguo al clan dei casalesi, protagonista della penetrazione camorristica nel settore dei rifiuti. Le successive indagini di polizia giudiziaria condotte dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Cittadella (Pd), hanno permesso di accertare come dietro il fallimento della T.P.A. e la messa in liquidazione delle societa’ da questa controllate, si celassero numerose operazioni illecite architettate e realizzate dall’imprenditore padovano con il concorso della coniuge e dell’affarista casertano, eminenza grigia delle ecomafie casalesi. La strategia criminale ha avuto inizio con l’estromissione degli altri soci padovani della T.P.A. attraverso l’aumento del capitale sociale, voluto dall’amministratore di fatto, ”finanziato” con l’immissione di tre milioni di euro di liquidita’, denaro proveniente da un’impresa casertana, successivamente restituito attraverso false operazioni commerciali volte a nascondere la fraudolenta distrazione di capitali della T.P.A..

Grazie a tale ricapitalizzazione l’imprenditore patavino ha ottenuto il pieno controllo della T.P.A., legandosi sempre piu’ all’imprenditore casertano ed alla sua societa’, a vantaggio della quale ha emesso complessivamente fatture per operazioni inesistenti per oltre 8.000.000 di euro. L’aumento di capitale nonche’ le molteplici compravendite fittizie poste in essere dalle societa’ gestite di fatto dall’imprenditore padovano sono servite inoltre a gonfiare i bilanci della T.P.A. ed a consentire all’amministratore di ottenere da istituti bancari dell’Alta Padovana, ingenti linee di credito per oltre quattro milioni di euro, mai restituiti.

Le molteplici distrazioni hanno portato nel 2009 al fallimento della T.P.A. con un passivo di oltre 25 milioni di euro e l’aggravante di aver lasciato sulla strada oltre 200 lavoratori nonostante l’iniezione di 5 milioni di euro da parte di una holding cipriota con interessenze in Svizzera. L’amministratore della T.P.A., in sintonia con l’avvocato affarista casertano, non si faceva mancare nulla: auto di grossa cilindrata, tra cui una Ferrari 360 Modena ed una Ferrari Scaglietti, un’imbarcazione ormeggiata a Caorle nel veneziano e una lussuosa villa con piscina. Ai 3 responsabili le Fiamme Gialle padovane hanno notificato altrettante ordinanze di custodia cautelare, di cui 2 in carcere, disposte dal Tribunale di Padova. Ora dovranno rispondere di gravi e reiterate condotte di bancarotta fraudolenta e frode fiscale. Il ”Re dei rifiuti”, gia’ agli arresti domiciliari nell’ambito di altro procedimento penale della Dda di Napoli, dovra’ anche rispondere di concorso in bancarotta fraudolenta, con riferimento a singole condotte detrattive e frode fiscale per l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. La Guardia di Finanza ha denunciato a piede libero ulteriori 6 persone per frode fiscale, constatato nei confronti di sei societa’ di cui 5 venete ed 1 campana, una base imponibile sottratta a tassazione per 13 milioni di euro circa, violazione all’IVA per 6 milioni di euro, fatture per operazioni inesistenti per 11 milioni di euro nonche’ contestato proventi illeciti per 4 milioni di euro.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui