L’Unione europea dice no ai veti sul piano anti-spread. Alla vigilia del faccia a faccia tra Angela Merkel e Mario Monti di domani a Roma, da Strasburgo Van Rompuy e Barroso lanciano un messaggio chiaro alla cancelliera e ai suoi ‘alleati’ nordici: le decisioni “sono state prese all’unanimità”, “avallate a 27” e vanno rispettate. “Ciascuno deve assumersi le sue responsabilita”. Insomma: niente ripensamenti. E la Germania farà bene a dare ascolto, avverte il Fondo Monetario Internazionale, perché la crescita tedesca “é stata notevole” ma è a rischio di contagio.

Quindi, “affronti le sfide in collaborazione con gli altri paesi Ue”. Senza frenare le proposte per il meccanismo anti-spread e le ricapitalizzazioni dirette delle banche con i fondi salva Stati, che per Barroso saranno “presto” tradotte in pratica. Una collaborazione cui Berlino non sembra però rassegnata ad aderire con entusiasmo. Dopo le sortite di Finlandia e Olanda – che ieri hanno annunciato il veto sull’uso dell’Esm in funzione anti-spread con acquisti di bond nazionali sui mercati secondari – è stato oggi il premier slovacco Robert Fico a tuonare come un ventriloquo in conferenza stampa al fianco della Merkel: “Non siamo più disposti a garantire altri soldi se i Paesi che dovrebbero riceverli non faranno i compiti a casa”. Dal canto suo la cancelliera (che secondo l’ex commissario europeo tedesco Guenther Verhuegen “é stata ingannata a Roma e Parigi” da Monti e Hollande) ha gelato le aspettative europee affermando, con riferimento agli annunci di Helsinki e L’Aja, che “le decisioni dei singoli Paesi vanno rispettate”. E che “va fatta ancora chiarezza sulle decisioni prese” al summit Ue: “non essendo state presentate ancora domande concrete” allo Esm, è la linea della Merkel in vista dell’Eurogruppo decisivo del 9 luglio, “non c’é bisogno di agire per il momento”. In compenso i vertici Ue davanti alla plenaria del Parlamento europeo sono stati insolitamente chiari. Le decisioni sulle misure a breve termine per raffreddare gli spread e “spezzare il circolo vizioso tra banche e debiti sovrani” sono state “prese all’unanimità” nella notte tra giovedì e venerdì scorso al vertice europeo di Bruxelles. Lo hanno detto sia il presidente permanente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, sia il presidente della Commissione, José Manuel Barroso. “E si parte dal presupposto che saranno rispettate”, ha sottolineato il belga, arrivando a ricordare che non basta il no di “alcuni Paesi” per bloccare le decisioni sull’uso del nuovo fondo salva-Stati permanente Esm. “Cercheremo di sormontare le opposizioni di paesi come Finlandia e Olanda che hanno una certa insofferenza nei confronti dei meccanismi di stabilizzazione”, gli ha fatto eco Mario Monti, notando davanti ai parlamentari che anche il tabù degli eurobond è stato ormai infranto. Le fibrillazioni tra le capitali non si sono comunque riversate, almeno per oggi, sui mercati: chiusura con indici di borsa in salita in tutta Europa e spread italiano in discesa a quota 410. José Manuel Barroso dal canto suo ha ricordato che “la situazione è grave” e che “c’é ancora molto fare”. Secondo il premio Nobel per l’Economia Paul Krugman – che in una intervista al Pais ha dato “il 40% di speranza di vita” all’euro e paragonato l’indecisa Europa di oggi “a quella degli anni ’30” – gli accordi presi al vertice “sono appena il 5% di quello che c’é da fare”. “Non ci sono bacchette magiche”, ha avvertito il capo dell’esecutivo, sottolineando però che la Commissione lavorerà per “attuare entro le prossime settimane e mesi” tutte le misure concordate. Barroso sente però il rischio di polarizzazione del confronto nord-sud: “Tutti ricordano quanto sono pericolosi i pregiudizi e i sensi di superiorità di una parte”. Non gli è “piaciuta affatto” l’atmosfera post-vertice. Nessuno è vincitore: “O vinciamo tutti o perdiamo tutti”. Ma agli euroscettici britannici che tifano contro l’euro non risparmia un attacco con tanto di cifre: “Chi ha speso più soldi dei contribuenti in Europa per salvare le banche è stata la Gran Bretagna”. Niente lezioni da Londra, please.

 

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