E’ stata scoperta la “particella di Dio”, ossia il bosone di Higgs grazie al quale ogni cosa ha una massa. L’esistenza della particella prevista 48 anni fa è stata annunciata oggi al Cern di Ginevra. I dati, accolti da un applauso fragoroso, sono stati presentati dagli esperimenti Cms, coordinato dall’americano Joseph Incandela, e Atlas,

coordinato dall’Italiana Fabiola Gianotti. Entrambi indicano con un margine di errore vicino allo zero che il bosone di Higgs ha dimensioni comprese fra 125 e 126 miliardi di elettronvolt (GeV), ossia pesa fra 125 e 126 volte più di un protone, una delle particelle che costituiscono il nucleo di un atomo. “Nei nostri dati osserviamo chiaramente i segni di una nuova particella”: dopo tanta prudenza, fughe di notizie e il video finito online per errore, i ricercatori parlano finalmente della particella che stanno inseguendo da decenni e che sono riusciti a catturare. Ricercatori di tutto il mondo erano in coda già dalle prime ore della mattinata, con un anticipo di tre ore, per assicurarsi un posto nel seminario affollatissimo.

 

Prima dell’inizio dei lavori un enorme applauso ha accolto l’ingresso del fisico teorico Peter Higgs, che nel 1964 aveva previsto l’esistenza del bosone che dà la massa ad ogni cosa. Higgs non è solo: con lui ci sono gli altri teorici che in modo indipendente avevano previsto l’esistenza della stessa particella: Francois Englert, Gerald Guralnik, C. R. Hagen, Tom Kibble. Manca all’appello solo Robert Brout, morto poco più di un anno fa Il seminario del Cern viene trasmesso in diretta in diversi centri di ricerca in tutto il mondo, primo fra tutti il convegno internazionale di fisica delle particelle in corso a Melbourne. In Italia il collegamento principale è con la sede centrale dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) a Roma. L’Infn riveste infatti un ruolo di primo piano nella partecipazione al Cern, con almeno 600 ricercatori, e nelle ricerche sul bosone di Higgs.

“Le incredibili prestazioni di Lhc e di Atlas e gli enormi sforzi di un grandissimo numero di persone ci hanno portato a questo risultato entusiasmante”, ha detto Fabiola Gianotti, presentando i dati. Anche per Joseph Incandela i dati indicano che “c’é una nuova particella. Sappiamo che deve essere un bosone e che si tratta del bosone più pesante mai trovato”. Entrambi gli esperimenti sono stati condotti nel più grande acceleratore del mondo, il Large Hadron Collider (Lhc) ed il margine di errore raggiunto in entrambi gli esperimenti è pari a 5 deviazioni standard, vale a dire che la probabilità che ci sia un errore sono praticamente uguali a zero. Mentre l’italiana Fabiola Gianotti, responsabile dell’esperimento Atlas, finiva di presentare i dati, il ‘papa” della particella di Dio, il fisico Peter Higgs, non è riuscito a trattenere le lacrime. Piangeva .

Un applauso interminabile ha travolto la sala quando i la presentazione era terminata e i dati erano ormai sotto gli occhi di tutti: grida, applausi, tantissima emozione nei visi di tutti: un entusiasmo incredibile al quale faceva eco quello dei fisici in collegamento da Melbourne. Poi il direttore generale del Cern, Rolf Heuer, ha invitato tutti a rivolgere gli applausi a Peter Higgs e gli altri quattro papà della particella presenti: Francois Englert, Gerald Guralnik, C. R. Hagen, Tom Kibble. Manca Robert Brout, morto poco più di un anno fa. “E’ davvero incredibile – ha detto Higgs – che tutto questo sia successo mentre sono ancora in vita”. Dopo una caccia lunga 48 anni, il bosone di Higgs non ha ancora finito di stupire. “E’ come vedere da lontano un uomo che somiglia molto a un nostro amico, ma dobbiamo avvicinarci per capire se si tratta davvero di lui o di un gemello con qualcosa di diverso”: così il direttore generale del Cern, Rolf Heuer, ha spiegato nella conferenza stampa il senso della scoperta del bosone di Higgs annunciata oggi a Ginevra. La particella osservata dagli esperimenti Cms e Atlas ha tutti i requisiti previsti dalla teoria di riferimento della fisica contemporanea, chiamata Modello Standard.

Tuttavia presenta alcune anomalie, soprattutto nel modo in cui interagisce con le particelle di luce (fotoni) e con alcune famiglie di quark. Questo strano comportamento “é l’indizio di qualcosa di anomalo”, ha osservato Guido Tonelli, alla guida dell’esperimento Cms nel periodo in cui la ‘caccia’ al bosone di Higgs si organizzava. “Questa particella somiglia al bosone di Higgs, ma è fragilissima e sensibilissimà, ha detto ancora Tonelli. Capire se è effettivamente anomalia ” il prossimo passo della ricerca. Soltanto nei prossimi mesi, hanno detto i ricercatori, si potrà capire se il bosone di Higgs osservato è quello previsto dal Modello Standard o se è qualcosa di diverso. “Il Modello Standad non è completo”, ha detto la responsabile dell’esperimento Atlas, Fabiola Gianotti. Il bosone di Higgs è l’ultimo tassello necessario per completarlo, ma non é affatto detto che lo sarà. La sensazione diffusa, e che rende palpabile l’entusiasmo dei ricercatori, è che si apre una nuova pagina della fisica, che va oltre le teorie attuali. “Ci stiamo muovendo – ha detto Heuer – verso una nuova parte della fisica delle particelle”.

“E’ un momento storico – ha detto Heuer al termine del seminario – I dati presentati oggi sono una pietra miliare nella nostra comprensione della natura. Non abbiamo trovato soltanto l’ultima pietra miliare necessaria per completare il Modello Standard. Siamo all’inizio di un lungo viaggio alla scoperta delle proprietà interessanti di questa nuova particella”, ha aggiunto.

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