“AMO stare sveglia di notte quando tutto il mondo dorme per poi ritrovarmi la mattina tra le braccia di Giuseppe e scoprire che c’è il sole e che un nuovo giorno è iniziato. AMO ringraziare Dio perché è meraviglioso e vero, e non solo per quello che fa per me giorno dopo giorno. AMO cantare.

AMO camminare a piedi nudi. AMO il mare di notte quando c’è la luna. AMO i tramonti. AMO leggere la Bibbia perché sembra che ogni parola ed ogni promessa sia stata scritta proprio per me. AMO correre fino ad avere il fiatone. AMO guardare un quadro nel quale poi rimanere imprigionata. AMO disegnare. AMO vedere che la primavera sta tornando dopo il lungo inverno. AMO stare a letto nelle mattine di pioggia. AMO la libertà. AMO quando posso scegliere. AMO il calore del fuoco che ti scalda l’anima. AMO le tartarughe. AMO i vecchi film con tanto di happy end. AMO quando gioca la nazionale e l’Italia si unisce in un unico coro. AMO stare sdraiata su un prato a guardare le nuvole e le loro forme buffe. AMO strapazzare di baci i miei nipotini. AMO parlare con le amiche per ore al telefono. AMO Samuel sempre, e ancora di più quando nei suoi occhi riesco al leggere i miei occhi e riflesso nel suo sorriso, il mio sorriso. AMO la vita…”.

E’ il testamento scolpito sul suo profilo Facebook da Miriam Narducci. Venti volte “amo” (in maiuscolo). È morta di parto Miriam, dopo aver dato alla luce una bambina, Sharon. Morte e vita.

Nel 2011, tra guerre, odio razziale, violenza, ingiustizie, c’è anche chi ama come amava Miriam.

Nel 2011, tra Internet, ipertecnologie, invenzioni “fantascientifiche”, c’è anche chi muore come è morta Miriam.

Di parto.

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