Una chiazza di sangue sulla neve, pezzi di corda e brandelli di vestiti: sono i segni rimasti sul ghiacciaio della tragedia avvenuta all’alba di oggi sulle pendici del Monte Bianco, sul versante francese. Nove morti e undici feriti, di cui uno grave, è il bilancio definitivo. Erano le 5,20,

il vento spazzava le creste quando una valanga si è staccata sul ripido pendio del Mont Maudit, lungo la via normale sul versante francese che porta ai 4.810 metri della cima delle Alpi. A provocarla potrebbe essere stato il crollo di un seracco finito su una ‘placca a vento’, formata dalle forti folate degli ultimi giorni, oppure il semplice passaggio di pochi scalatori su un tratto di neve instabile. La slavina – con un fronte di 150 metri – si è abbattuta sulle numerose cordate che, in fila una dietro l’altra, alla luce delle pile frontali, stavano salendo lungo l’esile traccia nel ghiaccio. Gli alpinisti non hanno avuto nemmeno il tempo di alzare lo sguardo che sono stati travolti e trascinati a valle, per circa 200 metri, fino al pianoro sottostante. Qualcuno è riuscito a tirarsi fuori, restando a vagare in mezzo al ghiacciaio in stato confusionale, altri sono rimasti sepolti. “Ho visto la valanga staccarsi da metà pendio – ha raccontato un alpinista spagnolo – e travolgere le cordate. C’é stato un grande boato. Io ero più in basso e sono subito intervenuto: per prima cosa ho aiutato i feriti. In mezzo alla valanga c’erano molti morti”. Le vittime sono tre inglesi (tra cui una guida), due spagnoli, tre tedeschi e uno svizzero. Sul posto è giunto, con l’elicottero, il Peloton d’haute montagne di Chamonix. Prima una veloce e inutile ricerca con l’Arva, poi i soccorritori sono passati ai metodi tradizionali: sonda e pala. I primi sei morti sono stati trovati quasi subito. Alle 9 sono stati chiamati in aiuto anche il Soccorso alpino valdostano e quello della Guardia di finanza di Entreves. “Non ho mai visto una cosa simile. Forse solo tre anni fa la valanga sul Mont Blanc du Tacul si è avvicinata a questa tragedia (in quel caso i morti furono 8, ndr)” dice Daniele Ollier, finanziere specialista in questo genere di operazioni, intervenuto con il cane Terry. Aggiunge: “Non mi sento di parlare di imprudenza, i seracchi in montagna periodicamente crollano e provocano valanghe di questo genere. E’ accaduto sul Tacul, è accaduto oggi”. Sono stati proprio gli italiani a trovare le ultime vittime, tre inglesi ancora legati tra di loro e sotto un metro e mezzo di neve. Gli alpinisti erano partiti tra le 1.30 e le 2 dal rifugio Des Cosmiques, sotto l’Aiguille du Midi. La via è di media difficoltà: ramponi, piccozza, corda, buone gambe e tanto fiato. Una lunga camminata sul ghiaccio con un paio di dure salite. Il cielo era limpido, il vento sferzava i volti con raffiche fino a 60-70 chilometri orari. Giunti sotto il Mont Maudit, a circa 4.200 metri, le cordate hanno attaccato il pendio che sale a zig-zag. Il sole stava sorgendo dietro il Tacul. Il silenzio è stato spezzato da un fischio e dal successivo fragore della valanga. Le ricerche sono andate avanti fino alle 15: all’appello mancavano due spagnoli e due inglesi, che poi è risultato avessero cambiato itinerario. I corpi sono stati composti nell’obitorio dell’ospedale di Chamonix. I feriti ‘leggeri’ sono stati trasportati all’ospedale di Sallanches (alcuni sono stati dimessi dopo le cure) mentre il più grave è stato condotto a Ginevra.

 

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