NAPOLI – “Ma è possibile che a Napoli la legalità, il concetto del rispetto delle regole, talvolta di quelle più elementari, resti perennemente un argomento sul quale dibattere? E’ come se tutto scivolasse addosso alle coscienze della stragrande maggioranza dei napoletani, persino di quelli più illuminati e consapevoli”. A dirlo il ministro della Giustizia, Paola Severino, in un’intervista al Mattino. Per contrastare la microcriminalità “serve uno scatto di orgoglio vero, che deve essere trasversale e non restare sempre circoscritto nell’orticello delle cosiddette persone perbene”, afferma Severino.

“Quando penso che in Sicilia, dopo gli attentati tragici culminati nella morte di Falcone e Borsellino, vi fu un moto spontaneo che partendo dal basso seppe creare un clima nuovo, e quando vedo che a Napoli è invece ancora notte fonda rispetto a tale presa di coscienza forte nel dire no a ogni forma di criminalità e di violenza, allora resta poco da aggiungere”, osserva il ministro. “Eppure non si può legare il riscatto civile e morale di un popolo a fatti di forte emotività come l’omicidio di due magistrati, per svegliarsi da questo sonno. Possibile che a Napoli questa tanto auspicata “primavera” non arrivi mai?”. Quello che manca a Napoli, prosegue Severino, è “un più rigoroso impegno delle famiglie nella formazione delle coscienze dei più giovani. Qui vedo un mezzo deserto, mentre è proprio dalle famiglie e nelle famiglie che devono nascere e e devono formarsi i primi fondamentali anticorpi rispetto alla criminalità e alle sue suggestioni”.

 

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