La Carta di intenti del Pd e’ composta di 10 punti, da ‘Visione’ a ‘Responsabilita”, passando per ‘Democrazia’, ‘Uguaglianza’ e soprattutto ‘Lavoro’ definito “cuore” del progetto. Visione: “Noi non crediamo all’ottimismo delle favole, quello venduto nel decennio disastroso della destra. Crediamo, invece, in un risveglio della fiducia e soprattutto nel futuro degli italiani, a cominciare dai piu’ giovani e dalle donne”.
E’ il primo punto del documento del Pd, che punta su valori come l’equita’, la combinazione tra “rigore e cambiamento”, ma soprattutto Europa, “li’ dove Mario Monti ha avuto l’autorevolezza di riportarci dopo una decadenza che l’Italia non meritava. E poi, ridare credibilita’ alla politica, “colmare la faglia che si e’ scavata tra cittadini e politica”. Democrazia: “In democrazia ci sono due modi di concepire il potere – si legge nella carta di intenti – Usare il consenso per governare bene. Oppure usare il governo per aumentare il consenso. La prima e’ la via del riformismo. La seconda e’ la scorciatoia di tutti i populismi e si traduce in una paralisi della decisione. Per noi il populismo e’ il principale avversario di una politica autenticamente popolare”. Per il Pd “la sola vera risposta al populismo e’ in una partecipazione rinnovata come base della decisione”. Dunque, le parole chiave sono “difesa intransigente del principio di legalita’, lotta decisa all’evasione fiscale, contrasto severo dei reati contro l’ambiente, rafforzamento della normativa contro la corruzione e un sostegno piu’ concreto agli organi inquirenti e agli amministratori impegnati contro mafie e criminalita’, vero piombo nelle ali per l’intero Paese. Sono questi gli impegni inderogabili e le coerenze richieste alla politica se vogliamo che i cittadini abbiano di nuovo fiducia nella democrazia”. Quanto alle riforme, “siamo favorevoli a un sistema parlamentare semplificato e rafforzato, con un ruolo incisivo del governo e la tutela della funzione di equilibrio assegnata al Presidente della Repubblica. Riformuleremo un federalismo responsabile e bene ordinato che faccia delle autonomie un punto di forza dell’assetto democratico e unitario del Paese. Sono poi essenziali norme stringenti in materia di conflitto d’interessi, legislazione antitrust e liberta’ dell’informazione”. Infine, “serve una politica sobria perche’ se gli italiani devono risparmiare, chi li governa deve farlo di piu’. A ogni livello istituzionale non sono accettabili emolumenti superiori alla media europea. Ma anche questo non basta. Va approvata una riforma dei partiti, che alla riduzione del finanziamento pubblico affianchi una legge di attuazione dell’articolo 49 della Costituzione, e bisogna agire per la semplificazione e l’alleggerimento del sistema istituzionale e amministrativo”.
Il terzo punto della Carta di intenti del Pd e’ Europa: il progetto “va rilanciato”. La ricetta e’ “il rafforzamento della piattaforma dei progressisti europei”. Lavoro: “Cuore del nostro progetto e’ la dignita’ del lavoratore da rimettere al centro della democrazia, in Italia e in Europa”. Il primo passo da compiere “e’ un ridisegno profondo del sistema fiscale che alleggerisca il peso sul lavoro e sull’impresa, attingendo alla rendita dei grandi patrimoni finanziari e immobiliari. Quello successivo e’ contrastare la precarieta’”. Il terzo passo “e’ spezzare la spirale perversa tra bassa produttivita’ e compressione dei salari e dei diritti”. Quarto passo “e’ mettere in campo politiche fiscali a sostegno dell’occupazione femminile”. Uguaglianza: “Per noi parlare di uguaglianza significa guardare la societa’ con gli occhi degli ‘ultimi’. Ma per il Pd “nessun discorso sull’uguaglianza sta in piedi se non si rimette il Mezzogiorno al centro dell’agenda”. Sapere: “Non c’e’ futuro per l’Italia senza un contrasto alla caduta drammatica della domanda d’istruzione registrata negli ultimi anni”. Bisogna quindi puntare sulla ricerca e la formazione. Sviluppo sostenibile: “e’ tempo di cambiare spartito e ridare centralita’ alla produzione. Una politica industriale ‘integralmente ecologica’ e’ la prima e piu’ rilevante di queste scelte”. Beni comuni: “Per noi sanita’, istruzione, sicurezza, ambiente, sono campi dove, in via di principio, non dev’esserci il povero ne’ il ricco. Perche’ sono beni indisponibili alla pura logica del mercato e dei profitti. Sono beni comuni – di tutti e di ciascuno – e definiscono il grado di civilta’ e democrazia del Paese. Ancora, l’energia, l’acqua, il patrimonio culturale e del paesaggio, le infrastrutture dello sviluppo sostenibile, la rete dei servizi di welfare e formazione, sono beni che devono vivere in un quadro di programmazione, regolazione e controllo sulla qualita’ delle prestazioni. Per tutto questo, introdurremo normative che definiscano i parametri della gestione pubblica o, in alternativa, i compiti delle autorita’ di controllo a tutela delle finalita’ pubbliche dei servizi”.
Diritti: “Per i democratici e i progressisti la dignita’ della persona umana e il rispetto dei diritti individuali sono la bussola del mondo nuovo e la cornice generale entro cui trovano posto tutte le nostre scelte di programma”. Da qui “l’impegno a perseguire il contrasto verso ogni violenza contro le donne e a una legge urgente contro l’omofobia”. Quianto ai diritti di cittadinanza “un bambino, figlio d’immigrati, nato e cresciuto in Italia, e’ un cittadino italiano”. E ancora: “Daremo sostanza normativa al principio riconosciuto dalla Corte costituzionale, per il quale una coppia omosessuale ha diritto a vivere la propria unione ottenendone il riconoscimento giuridico”. Responsabilita’: e’ l’ultimo punto della carta di intenti del Pd. “L’Italia – viene sottolineato nel documento – ha bisogno di un governo e di una maggioranza stabili e coesi. Di conseguenza l’imperativo che democratici e progressisti hanno di fronte e’ quello dell’affidabilita’ e della responsabilita’. Per questa ragione, nel momento stesso in cui chiamiamo a stringere un patto di governo movimenti, associazioni, liste civiche, singole personalita’ e cittadini che condividono le linee di questo progetto, vogliamo assumere insieme, dinanzi al Paese, alcuni impegni espliciti e vincolanti”. E l’impegno che il Pd chiede agli eventuali alleati prevede il sostegno “in modo leale e per l’intero arco della legislatura l’azione del premier scelto con le primarie”; “un governo snello e sotratto a logiche di spartizione”; le “controversie su singoli atti si risolvono a maggioranza qualificata dei gruppi parlamentari convocati in seduta congiunta”; infine, dal canto loro i democratici e i progressisti s’impegnano “a promuovere un patto di legislatura con forze liberali, moderate e di Centro, d’ispirazione costituzionale ed europeista, sulla base di una responsabilita’ comune di fronte al passaggio storico, unico ed eccezionale, che l’Italia e l’Europa dovranno affrontare nei prossimi anni”.