Sapeva di avere lasciato la sua impronta digitale sulla maniglia di una porta dell’appartamento e per questo l’aveva gettata in un luogo lontano, ma i poliziotti della polizia scientifica l’hanno trovata e lo hanno inchiodato, trovando la prova regina per contestare a un tunisino di 26 anni, Karim Nefzi, arrestato due settimane fa per una serie di furti in abitazione, anche il reato di violenza sessuale ai danni di una studentessa in casa della quale era entrato proprio per rubare.
L’uomo, infatti, dentro quell’appartamento si era curato di ripulire tutte le sue tracce e aveva divelto solo quella maniglia, sulla quale sapeva di avere lasciato la sua impronta, e prima di fuggire l’aveva gettata lontano, ma gli investigatori l’hanno trovata e analizzata e sono riusciti a incastrarlo. Il tunisino era stato arrestato in flagranza di furto il 16 luglio scorso, pochi giorni dopo la violenza ai danni della studentessa, e da subito, anche in seguito alle testimonianze della vittima, era stato sospettato di essere il ladro e stupratore che aveva abusato della ragazza.