Una donna nella provincia sud occidentale cinese dello Yunnan ha accusato le autorita’ locali di averla forzata, nel 2005, ad abortire mentre era all’ottavo mese di gravidanza. Lo riferisce il Global Times.
Tang Leqiong, questo il nome della donna, ha raccontato che lei e suo marito avevano nel 2002 chiesto, ottenendolo, alle autorita’ l’autorizzazione per avere un secondo figlio ma quando, nel 2005, le autorita’ per la commissione familiare comunicarono alla coppia che il permesso era ormai scaduto, la donna era gia’ incinta di otto mesi. ”Nonostante le nostre rimostranze – ha raccontato la donna – a quel punto le autorita’ mi portarono forzatamente in ospedale e mi fecero assumere delle pillole per abortire sotto la supervisione di alcuni medici che erano d’accordo con loro”. Da allora e per sette anni la donna ha presentato petizioni e denunce affinche’ i responsabili fossero adeguatamente puniti. Senza mai ottenere giustizia. Il direttore dell’epoca della commissione per la pianificazione familiare si e’ sempre difeso dicendo che l’aborto era stato fatto legalmente, in accordo con la legge, visto che il permesso per avere un secondo figlio era scaduto. La tematica degli aborti forzati e’ ora molto discussa in Cina dopo che a giugno una donna della provincia dello Shaanxi, Feng Jianmei, fu costretta ad abortire all’ottavo mese e le foto sue e del feto morto accanto a lei fecero il giro del mondo, provocando proteste che poi portarono alla punizione dei funzionari governativi coinvolti. Solo un paio di giorni fa si e’ appreso che una donna della provincia orientale cinese dello Zhejiang e’ stata detenuta dalle autorita’ per il controllo delle nascite e la pianificazione familiare per oltre 40 ore con la minaccia di un aborto al settimo mese se non avesse pagato una multa di 20.000 euro.