NAPOLI –  “Very nice”! E’ uno dei commenti più ricorrenti fatti, sulla Mostra d’Oltremare e sul World Urban Forum, dai delegati stranieri che hanno partecipato all’evento. Commenti positivi ai quali si è aggiunta qualche lamentela sull’organizzazione per i problemi tecnici e logistici incontrati nel corso del Wuf. La palma per la più “innamorata” della Mostra spetta a Zineb Latafi (Marocco), presidente dell’Association générale des étudiants de l’Ecole nationale d’architecture (AGEENA), entusiasta della location: “un posto storico-artistico straordinario, adoro la fontana dell’Esedra, è magnifica”.

Latafi si è detta attratta dalla decorazione in maiolica policroma al suo interno (opera di Giuseppe Macedonio risalente al periodo 1950-1954) che raffigura “L’evoluzione dell’uomo nella natura attraverso le attività primigenie della pastorizia, della caccia e dell’agricoltura”. Di “struttura perfetta” ha parlato Susanna Henderson di Cities Alliance (Usa): “bellissimo il panorama: dal nostro stand si vedevano le montagne; meravigliose le fontane, stupendo il teatro Mediterraneo”. Rolee Aranya di Ntnu (Norvegia) ha aggiunto: “amo il Parco, la prossima volta mi piacerebbe avere lo stand più vicino alle incantevoli fontane”. Laura Kirsty Leigh (Inghilterra), di Siemens, è rimasta colpita dal verde e “dalla bontà del cibo preparato in Mostra”. Per Nwabisa Dyantyis (Sud Africa) è andata meglio che a Rio de Janeiro: “ottima location, ampi spazi, luci adeguate, moquette perfette, buona pulizia, visitatori interessati ai contenuti”. Meglio Napoli che Rio, “per le novità presentate e le tante cose che c’erano da vedere”, anche per Boniface Kilivwa di Masterpeace (Kenya). Parole di elogio allo staff della Mostra sono venute da Laura Mullahy del Lincoln Institute of Land Policy (Usa) che ha ringraziato per la preziosa collaborazione Carlo Cigliano e Anna Campanile, “che si sono impegnati a risolvere celermente alcuni piccoli problemi tecnici. Sono stati gentili e competenti. E’ stato un grande evento, ottimo il clima culturale all’interno della Mostra, si respirava un bella atmosfera”. Anche Katharina Anna Rudolph di Doppelmayr (Austria) ha ringraziato Anna Campanile per la disponibilità, ed elogiato la Mostra per l’ottima organizzazione degli spazi e la presenza di panchine all’esterno dove stare in tranquillità. Ehab Shabat (Egitto) ha ribadito la funzionalità della Mostra: “ampi spazi che permettono una buona circolazione interna, e poi è vicinissima alla stazione della metropolitana”.

 

Howard M. King di “The Court HRH Prime Minister” (Bahrain) ha lodato tutti, dai volontari ai membri dello staff. Masound Al Hermi (Bahrain) si è lamentato dell’eccessivo caldo nel suo padiglione e della mancanza del wireless, ma poi ha ammesso: “i visitatori hanno gradito la location e il nostro stand. Non ci aspettavamo la grande affluenza che c’è stata”. Rani Dawoud (Palestina) ha confermato: “abbiamo distribuito tutte le 5mila sciarpe che avevamo portato”. Luigi Montanaro, presidente della onlus Superabile, si è complimentato per i lavori di rinnovamento realizzati alla Mostra, come per il Palacongressi, evidenziando però “carenze di segnaletica per ipovedenti e ciechi; e l’inaccessibilità di alcuni stand (Iran, Angola) per i disabili in carrozzina”. Per Iole D’Antonio, Giuska Ursini e Aurelie Ponthieu di Medici Senza Frontiere (Italia e Belgio), la Mostra rappresenta una cassa di risonanza notevole grazie alla quale l’evento ha avuto una grande visibilità. Lo spagnolo Carlos Tornè di IVM (Francia) ha aggiunto: “servizi veloci, volontari preparati e un paesaggio molto rappresentativo, è stata una piacevole sorpresa: gli ampi spazi e l’armonico utilizzo di giardini e aree verdi. C’era forse bisogno di qualche zona d’ombra in più”. La pensa allo stesso modo Yodan Rofe del Miu (Israele) che avrebbe preferito distanze più corte fra i padiglioni, posti a sedere “informali” per facilitare le piccole discussioni, e qualche ombrellone esterno per proteggersi dal sole. Rofe si è complimentato per l’accoglienza e la disponibilità di organizzatori e volontari, “la Mostra è confortevole e ben collegata con il centro”. “Tutto molto bello” ha esclamato Nana Eduro Kunateng, del Governo del Ghana, che ha sostenuto: “i visitatori erano contenti, hanno preso d’assalto il nostro stand al punto che il materiale che avevamo è finito durante i primi giorni”. Per Mabala Shibuta Samuel (Ministero sviluppo urbano dell’Uganda), l’Ente fieristico era accessibile e facilmente raggiungibile. “Gli spazi erano estesi e ho camminato tanto – ha dichiarato – ho fatto un buon esercizio fisico. I visitatori erano contenti e i volontari gentili. Ho però mangiato una pessima pizza, era bruciata, non credo si faccia così: quelle assaggiate in centro erano ottime”. Avrebbe preferito più punti di ristoro l’architetto Rezain Mohsen (Iran) che ha ricordato le difficoltà nell’allestimento dello stand, ma ha apprezzato la “posizione strategica” della Mostra. Della mancanza del wireless si sono lamentati Isidora Markou di IHS (Olanda) e Luz Helena Betancur (Fundacion Habitat Colombia). “Problemi acustici” in alcune sale sono stati riscontrati da Katie Gillet di Huairou Commission (Usa) e Luna Interlandi di Isocarp (Olanda) che hanno riscontrato nei visitatori un buon livello di gradimento.

La francese Laetitia Sieffert, di Coca Cola, ha denunciato una carenza di pubblicità: “in centro non ho visto alcun manifesto sul Wuf. Ci aspettavamo una maggiore partecipazione dei cittadini napoletani, invece oltre agli addetti ai lavori non si sono visti visitatori locali”. Poca pubblicità dell’evento e poco interesse negli ospiti ha notato Belinga Severin Zoobo (Camerun). Di difficoltà nei collegamenti Mostra-albergo ha parlato Anh Vu di Erdf (Erd France), mentre Nicki Dennis di Routledge T.& F.G. (Canada) avrebbe preferito più servizi igienici e una maggiore pulizia. “Mostra is very nice”, ha detto Sara De Paz-Castro di Unitar (Svizzera), che ha evidenziato la mancanza di “segnaletica” nei padiglioni. Dallo stand dell’Università di Perugia l’imprenditore napoletano Maffei ha lamentato l’assenza di Cnr, atenei campani e costruttori napoletani, le difficoltà legate ai mezzi di trasporto e alla chiusura dei parcheggi interni alla Mostra. Soddisfatti della location e dell’ospitalità si sono detti Tomomi Hoshiko (Università di Tokyo), Anita Christian (The New School – New York), Pamela Ayebare (Uganda), Diana Kinya (Pamoja Trust – Kenya), Cara Griffin (Università della Pennsylvania), Katerina Bezgachina di Habitat for Humanity (Slovacchia), Alessa e Ana (Metropolis and UCLG – Barcellona), Ariana K. MacPherson (SDI – Sud Africa), Roger Zhu (Expo Shanghai group – Cina), i delegati di Esri (Usa) e di European Cyclists’ Federation. Il giro fra le delegazioni, insieme a Veronica Stasio, si è chiuso con l’architetto Antero Padre (Commissione nazionale per lo sviluppo urbano dell’Angola), che da un lato si aspettava “una cucina internazionale e non solo italiana”, ma dall’altro ha assicurato: “da visitatori ho ricevuto tanti complimenti. E’ stato tutto… very good”.

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