NAPOLI – La Diocesi di Napoli indica due strade, quella di proseguimento del Giubileo per Napoli attraverso la Lettera Pastorale e quella dell’organizzazione del lavoro della diocesi stessa con lo Statuto della Curia. I due documenti sono stati presentati oggi nella sede della diocesi napoletana dall’arcivescovo, Cardinale Crescenzio Sepe accompagnato dai vescovi ausiliari Antonio Di Donna e Lucio Lemmo e dal moderatore di Curia, monsignor Raffaele Ponte.
“Si tratta – ha detto Sepe ai cronisti – di due documenti che riguardano la vita pastorale della diocesi e l’organizzazione della nostra curia. Per quanto riguarda lo statuto, è la prima volta che si fa ma era necessario per dare un’organizzazione efficace a tutto il lavoro immenso che compie la nostra curia”. “La lettera pastorale – ha sggiunto Sepe – è frutto di un cammino che la chiesa ha fatto lo scorso anno incontrando gli organi di partecipazione: i vicari episcopali, i decani, il consiglio pastorale, il consiglio presbiterale dei sacerdoti. Alla fine abbiamo dato indicazioni precise su cui bisogna instradare tutta l’attività che la chiesa vuole svolgere: tutti ora hanno un obiettivo preciso, che è quello di una maturazione della fede in vista di un’educazione al bene comune, per far sì che un buon cistiano si anche un buon cittadino e viceversa”. E monsignor Di Donna, approfondendo i temi della lettera, ha sottolineato come “sia necessario costruire una fede non bigotta, non folkloristica. Ma anzi, dobbiamo chiederci: come è possibile che cattolici che vengono in chiesa, sposano i nostri pecorsi di fede poi sposino anche l’illegalità e la furbizia?”. Monsignor Ponte ha illustrato lo statuto che “determina l’identità strutturale della Diocesi, precisando i compiti degli uffici e regolando i rapporti tra essi”. Lo statuto della diocesi consta di 15 titoli e 103 articoli che regolamenteranno da domani, giorno di entrata in vigore dello stesso per una prima fase sperimentale di tre anni, il lavoro di circa 110 persone tra laici che lavorano in curia (30) e sacerdoti (compresi vicari e decani) che sono circa 80. Lo statuto “approfondisce il diritto canonico e adatta alcune situazioni alla realtà della Curia di Napoli”, ha spiegato il cardinale Sepe. Il documento si apre con la precisazione di ‘Natura e finalita’ della Curià che viene definita all’articolo 1 “l’insieme ordinato delle persone e degli organismi che aiutano stabilmente l’Arcivescovo nel governo dell’Arcidiocesi, prestando in diversi ambiti (pastorale, amministrativo, tecnico, giuridico) e in vari modi un servizio qualificato alla Chiesa di Napoli”.