L’opposizione georgiana conquista il parlamento in una elezione promossa dall’Osce come ”libera” e ”competitiva” e che segna il primo passaggio democratico di potere nell’ex spazio sovietico, dopo l’Ucraina. Un ‘ribaltone’ alimentato dalla voglia di cambiamento sullo sfondo della crisi economica e del recente scandalo delle torture in un carcere della capitale, scoppiato come una bomba a orologeria.
Nei prossimi giorni la coalizione ‘Sogno georgiano’, che con meta’ schede scrutinate e’ al 54,1% contro il 41% e che conta di strappare 97 dei 150 seggi, eleggera’ come premier il suo leader: l’oligarca filantropo Bidzina Ivanishvili, 56 anni, l’uomo piu’ ricco del Paese, con una fortuna di 5 miliardi di euro costruita nei selvaggi anni Novanta in Russia, dove pero’ ha venduto tutti i suoi asset. Dopo il duello notturno a colpi di exit poll, anche Mikhail Saakashvili, 44 anni, presidente arrivato al potere con l’incruenta rivoluzione delle rose nel 2003, ha riconosciuto in tv la vittoria dello sfidante e la propria sconfitta, annunciando che il suo Movimento nazionale unito passera’ all’opposizione dopo aver controllato il parlamento per otto anni. Un gesto di maturita’ democratica, nonostante la debacle possa segnare l’inizio del suo tramonto politico: il prossimo maggio non potra’ piu’ ricandidarsi alla carica piu’ alta, per il limite costituzionale dei due mandati, e difficilmente potra’ sperare di diventare premier con quei nuovi poteri forti che sembra aver disegnato su sua misura e che entreranno in vigore solo dopo le prossime presidenziali. In ogni caso ha giocato la carta del dialogo per un pacifico cambio della guardia anche nella speranza forse di qualche margine di manovra con un governo e una maggioranza eterogenei, dato che la coalizione di opposizione e’ formata da sei partiti e va dai liberali ai nazionalisti radicali: lo stesso Ivanishvili ha ipotizzato che ‘Sogno Georgiano’ si dividera’ in almeno tre gruppi parlamentari. E fino a ottobre 2013 sara’ Saakashvili, e non il premier, ad avere i poteri forti in questa inedita coabitazione forzata in salsa caucasica. Forse anche per questo oggi il magnate lo ha invitato a dimettersi e a convocare le presidenziali anticipate, esorcizzando lo spettro di un governo dimezzato, succube di Saakashvili. La Ue ha confermato la sua volonta’ di continuare la cooperazione con Tbilisi, e Ivanishvili ha subito rassicurato che ”la strategia della Georgia per l’ingresso nella Nato e per l’integrazione europea non cambier… in alcun modo”. Ma ha anche ribadito la necessita’ di un dialogo con Mosca per ”normalizzare” i rapporti interrotti dopo la guerra lampo del 2008 per l’Ossezia del sud, negando le accuse di essere una pedina del Cremlino o un candidato filo russo amico di Putin (con cui peraltro non ha avuto contatti di alcun tipo). Il Cremlino attende i risultati ufficiali ma nota che ”la scelta della maggioranza del popolo georgiano non Š a favore dei dirigenti attuali”, ossia di Saakashvili, una delle ‘bestie nere’ di Putin. Apertura di credito invece dal premier Medvedev: l’esito ”dimostra che la popolazione vuole cambiamenti”, sottolinea, dicendo che il suo partito e’ pronto ad avviare un dialogo sul futuro delle relazioni russo-georgiane. Ma sembra difficile la soluzione del nodo principale, quello delle regioni georgiane separatiste dell’Ossezia del sud e dell’Abkhazia, riconosciute indipendenti e protette militarmente da Mosca. Forse, osservano alcuni analisti, per il Cremlino era meglio avere l’alibi di un nemico controverso come Saakashvili ed evitare l’imbarazzo di elezioni davvero democratiche in una ex repubblica sovietica.