Il fondo salva-Stati Esm (European stability mechanism) diventato operativo oggi e’ il principale strumento – definito anche bazooka – in mano ai governi dell’Eurozona per combattere la crisi dei debiti sovrani e far scendere, quando necessario, la febbre degli spread. Inizialmente doveva entrare in vigore il primo luglio, ma la necessita’ di attendere il pronunciamento favorevole della Corte Costituzionale tedesca ha determinato uno slittamento di tre mesi.
L’Esm e’ destinato, in casi specifici, ad essere affiancato dall’altro bazooka di cui si’ e’ dotata l’Eurozona, l’Omt (Outright monetary transactions) varato dalla Bce. Il nuovo fondo ha carattere permanente – diversamente dal suo predecessore Efsf utilizzato per i salvataggi di Grecia, Irlanda e Portogallo che andra’ in pensione il 31 luglio 2013 – e un capitale interamente versato pari complessivamente a 80 miliardi di euro. I primi 32 miliardi di capitale arriveranno entro fine mese e consentiranno all’Esm di avere una potenza di fuoco da 200 miliardi di euro. Quando tutto il capitale sara’ stato versato dai Paesi membri dell’Eurozona , cioe’ entro il 2014, l’artiglieria del fondo salva-Stati permanente potra’ contare su munizioni per 500 miliardi di euro. Germania, Francia e Italia, i tre principali ‘azionisti’ dell’Esm, dovranno sottoscrivere quote di capitale pari rispettivamente al 27,1%, 20,3 e 17,9%. Le risorse a disposizione dell’Esm potranno essere impiegate per la concessione di prestiti ‘ex post’ – come avvenuto per Grecia, Irlanda e Portogallo – o di prestiti ‘preventivi’, ma anche – sempre in base a condizioni fissate nero su bianco in memorandum d’intesa e nella versione scudo anti-spread – per acquisti di titoli pubblici sui mercati primario e secondario. Dal primo marzo 2013 potranno usufruire del sostegno dell’Esm solo i Paesi dell’Eurozona che avranno ratificato il Patto di bilancio. I casi di comprovata emergenza, il Board dell’Esm – composto dai ministri delle Finanze – potra’ mettere da parte il vincolo dell’unanimita’ e prendere decisioni a maggioranza qualificata raccogliendo l’85% dei voti degli aventi diritto.