Silvio Berlusconi sarà sentito – in qualità di parte lesa – martedì a palazzo Chigi dai pm di Napoli che indagano sulla vicenda Tarantini-Lavitola. L’appuntamento è per il primo pomeriggio: lo ha reso noto poco fa il procuratore capo Giovandomenico Lepore, che sarà personalmente a palazzo Chigi assieme ad alcuni sostituti.
Sono tre gli incontri avvenuti tra il procuratore di Bari, Antonio Laudati, e il difensore barese di Gianpaolo Tarantini, l’avvocato Nicola Quaranta. In tutte e tre le occasioni il penalista si e’ lamentato con Laudati del ”trattamento punitivo” che i pm baresi hanno riservato al suo assistito, nonostante ‘Gianpi’ stesse collaborando alle indagini. E’ quanto avrebbe detto Quaranta ai pm di Napoli e Lecce che lo hanno ascoltato come testimone ieri sera nel capoluogo campano. Il penalista ha depositato una memoria e ha nuovamente risposto alle domande dei magistrati che, con un decreto, lo hanno sollevato dal segreto professionale che il difensore aveva opposto durante l’audizione del 2 settembre scorso, il giorno dopo l’arresto di Tarantini e di sua moglie, Angela Devenuto, per la presunta estorsione al premier, Silvio Berlusconi.
Il Csm ha convocato per il 22 settembre il procuratore di Bari Antonio Laudati; mentre tre giorni prima, il 19, ascoltera’ Giuseppe Scelsi, il pm che per primo ha indagato sul giro di escort portate da Gianpaolo Tarantini nelle residenze private del premier. Le audizioni saranno compiute dalla Prima Commissione, la cui composizione e’ stata appena rinnovata e che ora e’ presieduta dal laico del Pdl Nicolo’ Zanon. Le date scelte indicano la volonta’ del Csm di procedere celermente, ma comunque dopo aver acquisito le informazioni chieste proprio oggi alla procura di Lecce, che sta accertando se i magistrati hanno compiuto reati nella conduzione dell’inchiesta su Tarantini allo scopo di favorirlo.
Sara’ notificato dopo il 15 settembre l’avviso di conclusione delle indagini preliminari sulle escort portate da Gianpaolo Tarantini alle feste organizzate tra il 2008 e il 2009 nelle residenze private del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Da fonti giudiziarie si apprende, infatti, che partiranno in quella data gli avvisi previsti dall’articolo 415 bis del Codice di procedura penale, a carico di una dozzina di indagati, tra cui lo stesso Tarantini, accusati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e al favoreggiamento della prostituzione. Con la notifica degli avvisi di conclusione delle indagini, saranno a disposizione dei difensori tutti gli atti dell’inchiesta, dai verbali di interrogatorio delle ragazze portate alle feste alle intercettazioni, molte delle quali sono contenute nell’informativa finale della Guardia di Finanza, depositata nel luglio scorso dopo quasi tre anni di indagini. Non è ancora stata fissata la data in cui i pm napoletani ascolteranno il premier Silvio Berlusconi nell’ambito delle indagini sulla presunta estorsione ai suoi danni.
A quanto si è appreso i legali di Berlusconi, avvocati Niccolò Ghedini e Michele Cerabona, potrebbero indicare domani ai pm la data e il luogo concordati con il premier tenendo conto dei suoi impegni istituzionali. Intanto l’attività di indagine prosegue; i pm Curcio, Piscitelli e Woodcock potrebbero interrogare nuovamente nei prossimi giorni Gianpaolo Tarantini i cui legali, Alessandro Diddi e Ivan Filippelli, hanno annunciato che presenteranno un’istanza di scarcerazione al Riesame.
”Finora sono stato in silenzio, ma sono stanco di passare per ‘l’Uomo Nero”’. Lo afferma in un comunicato Valter Lavitola, di cui la procura di Napoli ha chiesto l’arresto per estorsione ai danni del premier ed e’ attualmente latitante. In proposito, Lavitola riferisce che sta valutando l’opportunita’ di rientrare in Italia. Il direttore dell’Avanti! si dice stanco di essere considerato l’ ”unico artefice di una situazione venutasi a creare solo a causa delle serie difficolta’ del Tarantini ed in cui io, per evidenti motivi di opportunita’, mi sono limitato a fare da tramite con il Presidente che, come e’ noto, e’ sempre spinto da un forte sentimento di solidarieta’ con le persone che si trovano in disagio e, in particolare, con le persone che lui ritiene abbiamo avuto dei seri problemi solo per averlo frequentato o essergli state vicine”.
Lavitola informa quindi di avere in preparazione ”un memoriale che consegnero’ all’autorita’ giudiziaria tra qualche giorno, dopodiche’ rilascero’ una intervista alla stampa nella certezza di chiarire tutto, carte alla mano. Ovviamente – aggiunge – l’opzione piu’ auspicabile sarebbe il mio rientro in Italia per chiarire al meglio l’intera vicenda. Con il mio avvocato stiamo studiando gli atti e seguiamo le concitate indagini in corso e, non appena avremo un quadro generale esaustivo, valuteremo la opportunita’ del rientro per sottopormi ad un ampio interrogatorio”. ”Il presidente Berlusconi mi ha chiesto di aiutare Tarantini e mi chiese anche di assisterlo sul piano personale, perche’ aveva intuito lo stato di afflizione in cui versava”. Lo afferma in un comunicato Valter Lavitola, di cui la procura di Napoli ha chiesto l’arresto per estorsione ai danni del premier ed e’ attualmente all’estero. ”La vicenda Tarantini – sottolinea Lavitola – non ha mai monopolizzato i rapporti tra me e il Presidente, trattandosi di un argomento residuale e per nulla allarmante. E’ bene che si sappia che il Presidente mi onora della sua amicizia e mi riceve da vari anni, prima che conoscesse Tarantini”.
”Quando ho conosciuto Tarantini – prosegue – era assistito dall’avvocato D’Ascola, con il quale non andava d’accordo e la prima richiesta che mi avanzo’ fu quella di aiutarlo a sostituire il legale. In seguito mi ha poi chiesto di fare un piano per sistemare la sua situazione debitoria. Successivamente mi ha chiesto di consegnare delle sue lettere al Presidente in quanto, a mio avviso giustamente, il Presidente non riteneva di incontrarlo: non perche’ non tenesse a lui, ma perche’ temeva strumentalizzazioni e ripercussioni mediatiche qualora fosse emersa la continuita’ della frequentazione con il Tarantini (come si e’ visto aveva ragione: nessuno crede che lo aiutasse per generosita’)”. ”Come si evince dalle intercettazioni – dice ancora Lavitola – Nicla e Giampaolo mi incalzavano affinche’ convincessi il Premier a riceverli; non potevano certo chiamarlo loro, per i motivi di opportunita’ prima citati. Ma avevano necessita’ di incontrarlo perche’ per loro era un balsamo psicologico”.