-Record di malati di fegato in Campania: sono sette le persone al giorno che muoiono per cirrosi e per tumore della ghiandola deputata alla purificazione del sangue dalle sostanze tossiche. E non solo. Il tasso di mortalità per cirrosi epatica nelle province di Napoli e Caserta è doppio rispetto alla media nazionale. Oltre 600 mila residenti, il dato sugli immigrati non si conosce, hanno una infezione da virus C o da virus B e, di questi, almeno la metà ignora di essere potatore dell’infezione, in quanto la malattia é silente per lungo tempo.

Sono i numeri raccolti in uno studio dal centro di Epatologia dell’ospedale Evangelico Villa Betania di Napoli che per il 24 novembre prossimo, nel centro congressi dell’Università Federico II, ha organizzato un corso di aggiornamento su questo argomento. “Stiamo assistendo ad un inquietante aumento della steatosi epatica – dice Ernesto Claar, tra gli organizzatori dell’evento – Il cosiddetto fegato grasso è oggi presente in circa il 40% della popolazione adulta e anche tale condizione può evolvere verso la cirrosi e il tumore al fegato e, in ogni caso, si accompagna a un aumento della mortalità globale del 35% e della mortalità per malattie cardiovascolari di almeno il doppio”. Proprio a Villa Betania è nato un centro di eccellenza per contrastare le malattie epatiche. “La zona orientale di Napoli in cui si trova il nostro ospedale – dice il direttore sanitario Antonio Sciambra – è afflitta da una prevalenza di epatopatie che va ben oltre la media nazionale ed è superiore alla media della Campania”. I dati sulla mortalità per cirrosi epatica sono elevati, rappresenta l’undicesima causa di morte in Italia, con oltre 30 mila decessi per anno, di cui almeno 25 mila attribuibili alla evoluzione in cirrosi dell’epatite cronica B e C. I decessi per tumore primitivo del fegato, che avvengono nel 90% dei casi in pazienti con cirrosi epatica, sono ormai al sesto posto della graduatoria della mortalità per tumore maligno, dopo le neoplasie dell’apparato respiratorio, colon, tessuto linfatico, seno e stomaco. “La mortalità per epatopatia virale – dice Claar – è in aumento negli ultimi decenni, nonostante la vaccinazione anti-epatite B abbia drasticamente ridotto i nuovi casi di infezione da HBV principalmente a causa della diffusione epidemica che l’HCV ha avuto negli anni Settanta e Ottanta”. Secondo recenti studi, la prevalenza di cirrosi e, di conseguenza, le morti per epatocarcinoma potrebbe aumentare fino al 2020, se non verranno identificati e trattati i pazienti con epatite cronica asintomatica applicando un adeguato programma di sorveglianza nazionale. La mortalità e la morbilità delle malattie epatiche virali sono ampiamente prevenibili con misure di igiene ambientale e comportamentale, profilassi vaccinale o trattamenti farmacologici. Un opportuno stile di vita, spiegano gli esperti, la dieta e l’attività fisica solo in parte risolvono l’impatto della patologia, ma sempre ne rallentano la evoluzione.

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