I cubani non avranno piu’ bisogno del ‘permesso di uscita’ e della ‘lettera d’invito’ per viaggiare fuori dall’isola: lo ha annunciato il ministero degli Esteri, nell’ultima di una serie di riforma varata dal governo di Raul Castro, che sta eliminando numerosi divieti in vigore da decenni.
La durata del soggiorno all’estero aumentera’ da 11 a 24 mesi, secondo la nuova legge sull’immigrazione che entrera’ in vigore 90 giorni dopo la sua pubblicazione -oggi- sulla Gazzetta Ufficiale di Cuba. Il sito ufficiale di Cubadebate e l’edizione digitale del quotidiano Granma scrivono che la riforma della politica migratoria e’ stata resa necessaria “per aggiornarsi alle condizioni del presente e al futuro prevedibile”. A partire dal 14 gennaio dunque, un cubano che vorra’ andare all’estero dovra’ presentare solo il passaporto e il visto del Paese che intende visitare.
Scienziati e militari, e in generale “la forza di lavoro qualificata per lo sviluppo economico, sociale e tecnico-scientifico del Paese” restano esclusi dalle nuove norme sulla politica migratoria varate dal governo cubano. Lo si legge nel testo di legge, pubblicato sul sito del ministero degli Esteri dell’Avana, che ha abolito le limitazioni ai viaggi all’estero dei cubani. Esclusi anche i responsabili civili, chi ha obblighi statali, chi deve ancora svolgere il servizio militare o ha carichi pendenti con la Giustizia.
Negli ultimi cinquant’anni, i cubani che desideravano lasciare l’isola dovevano chiedere un ‘permesso d’uscita’ dal territorio alle autorita’, che lo rilasciavano a discrezione, senza necessariamente giustificare il diniego. Essi inoltre erano tenuti a presentare una ‘lettera d’invito’ all’estero e non potevano rimanervi piu’ di undici mesi, a rischio di vedere i proprio beni confiscati ed essere definitivamente considerati espatriati, generalmente senza piu’ possibilita’ di ritorno. La riforma delle leggi inerenti i viaggi all’estero era molto attesa a Cuba dopo una serie di riforme economiche che nel 2011 hanno introdotto una certa dose di economia di mercato nel sistema centralizzato comunista.