Uno dei nemici numero uno di Mark Zuckerberg finisce in carcere: l’accusa e’ di frode per aver falsificato le prove con le quali reclamava, tramite un’azione legale avviata nel luglio 2010, il 50% di Facebook. Paul Ceglia e’ stato arrestato dalle autorita’ americane per una ”tentata frode multi-miliardaria a danno” del social network e del suo amministratore delegato. L’attenzione su Facebook resta alta anche per l’initial public offering dello scorso maggio: le autorita’ del Massachusetts hanno inviato mandati per la consegna di documenti alle quattro maggiori banche che hanno curato l’ipo, Citigroup, Goldman Sachs, Morgan Stanley e JPMorgan.
Al centro delle indagini le modalita’ di diffusione delle informazioni sulla quotazione in Borsa: i documenti finora resi noti sono gia’ costati il posto a due analisti di Citigroup, accusati di aver avuto legami troppo stretti con la stampa. Alla banca e’ stata comminata anche una multa da 2 milioni di dollari per non aver controllato in modo adeguato i due analisti, uno dei quali vera star del settore con profondi legami con la Silicon Valley. Da quando e’ sbarcata in Borsa, i titoli Facebook hanno perso il 40% rispetto al prezzo fissato nell’ipo e solo negli ultimi giorni, in seguito a una trimestrale oltre le attese che ha mostrato un rafforzamento nel mobile, hanno registrato una lieve ripresa. Facebook con l’ipo e’ stata valutata oltre 100 miliardi di dollari, di cui Paul Ceglia reclamava una fetta importante, ben il 50%. Ceglia ha avviato un’azione legale contro Zuckerberg affermando di aver raggiunto con l’amministratore delegato di Facebook nel 2003 un accordo, con il quale avrebbe ricevuto la meta’ della societa’. Ma Ceglia, secondo le autorita’, ha ”spudoratamente falsificato” i documenti presentati in tribunale per portare avanti la propria causa. La prigione non e’ una novita’ per Ceglia che – secondo quanto affermato nei mesi scorsi da Facebook – e’ gia’ stato arrestato per frode ai tempi dell’avvio della campagna promozionale del fil ‘The Social Network’.