Per la prima volta la Sicilia elegge un ex comunista al governo della Regione, da sempre feudo di presidenti ex e post democristiani. Rosario Crocetta, già sindaco antimafia di Gela con un passato nel Pdci sostenuto da Pd-Udc-Api e Psi, quando mancano poche sezioni ha vinto le elezioni con oltre il 30% delle preferenze, distaccando di circa 5 punti l’ex missino Nello Musumeci, che paga il tonfo del Pdl, soltanto il 12% di consensi, 20 punti in meno delle regionali di quattro anni fa.
Ma i numeri rivelano che Crocetta non avrà una maggioranza all’Assemblea regionale, gli mancano 7 deputati; in suo soccorso potrebbe arrivare Raffaele Lombardo, il governatore uscente, che lascia in dote, oltre al figlio Toti, 24 anni, eletto nel collegio di Catania, altri nove deputati. Insomma si profila la stessa maggioranza che ha sostenuto Lombardo per un periodo, in linea con la tradizione del gattopardismo: tutto cambia affinché nulla cambi. La vera sorpresa è il boom del Movimento 5 Stelle, che diventa il primo partito nell’isola, con circa il 15%. Un risultato straordinario per Grillo ottenuto in una regione che per decenni è stata in mano alla Dc e poi agli eredi democristiani e poi ancora roccaforte di Forza Italia (e quindi del Pdl) che mise a segno il famoso cappotto del 61 a zero alle politiche del 2001. Il M5S, condotto per mano da Beppe Grillo che nel suo tour siciliano di diciotto giorni, dopo avere attraversato a nuoto lo Stretto, ha riempito le piazze di migliaia di simpatizzanti, supera di due punti il Pd, che però scalza i ‘grillini’ se si sommano anche i voti conquistati dalla lista ‘Crocetta presidente’, che ha ottenuto intorno al 6%. Ma questa elezione passerà alla storia anche per il dato impressionante di astensionismo: ben il 53% degli elettori non ha votato. Di fatto il nuovo governo e l’Assemblea regionale sono stati legittimati dalla minoranza dei siciliani che si è recata alle urne, il 47%. Crocetta diventa presidente della Regione con quasi la stessa percentuale che nel 2008 ottenne il candidato del Pd Anna Finocchiaro (30%) sconfitta da Lombardo (65%): allora si parlò di una debacle per il centrosinistra che si presentò compatto. Sul risultato ha pesato la frammentazione degli schieramenti e la presenza di dieci candidati alla presidenza. Il nuovo governatore dovrà trovarsi la maggioranza in Assemblea potendo contare su 39 deputati su 90, compresi gli 8 eletti direttamente col listino. “Non farò inciuci, cercherò intese sui singoli provvedimenti”, ha garantito a caldo Crocetta. Escludendo un allargamento a Pdl e Pid, che hanno sostenuto Musumeci, rimangono due alternative: un’alleanza con i grillini (15 deputati) che finora hanno sempre escluso accordi con i partiti oppure con i deputati eletti nelle liste di Grande Sud (5) e Pds-Mpa (10), il partito di Lombardo. Rimane fuori dall’Assemblea, Gianfranco Micciché. Giunto quarto nella corsa alla Presidenza della Regione (ha avuto il 15,5%) e dietro a Giancarlo Cancelleri del Cinque Stelle, il leader di Grande Sud come capolista nel collegio di Palermo ha ottenuto meno voti rispetto ai due candidati eletti, Edy Tamajo e Riccardo Savona. Fuori per la seconda volta consecutiva da Palazzo dei Normanni Idv e la lista di sinistra (Sel, Fds e Verdi) che non hanno superato lo sbarramento del 5% e che hanno sostenuto Giovanna Marano (6%), subentrata in corsa a Claudio Fava, incappato nell’errore procedurale che lo ha costretto a rinunciare alla candidatura. A bocca asciutta anche Fli, che non avrà alcun deputato. Il maggior numero di parlamentari va al Pd e alla lista ‘Crocetta presidente”, in totale 19. Seguono il M5S con 15, il Pdl con 12, l’Udc con 11, Pds-Mpa con 10, Grande Sud con 5, lista ‘Musumeci presidente e Pid-cantiere popolare con 4 deputati a testa.