“Sapevo che Giuseppe Valente, presidente della Impregeco, conosceva l’onorevole Nicola Cosentino e sapevo che aveva come referente politico proprio l’onorevole, ma io Cosentino non l’ho mai incontrato ne’ ho ricevuto sue telefonate”. Cosi’, Pina D’Alterio, ex dirigente della societa’ Impregeco che gestiva il trattamento dei rifiuti fino al 2003 nel consorzio Ce4 e attuale liquidatrice della societa’. Pina D’Alterio e’ stata ascoltata dai giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere – prima sezione, collegio C, presidente Gianpaolo Guglielmo – nell’ambito del processo all’ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino (Pdl).
L’obiettivo della Impregeco sarebbe stato quello di creare una cordata alternativa a Fibe, stando alle indagini dei magistrati della Dda di Napoli, e dietro questa decisione, sempre secondo l’accusa, ci sarebbe stato anche l’onorevole Nicola Cosentino. Sulla carta, la societa’, nata nel gennaio 2002, aveva il compito di coordinare le attivita’ dei Comuni dei consorzi di Napoli 1 e 3 e di Caserta 4 e di gestire gli impianti di tritovagliatura in attesa che entrassero in funzione i Cdr gestiti dalla Fibe. Pina D’Alterio ha risposto alle domande del pm Alessandro Milita spiegando che la sua funzione era quella di gestire il settore economico della Impregeco e per questo lei percepiva uno stipendio mensile di circa tremila cinquecento euro la mese. Ha poi parlato dei rapporti conflittuali con il responsabile della Resit, l’avvocato Cipriano Chianese: “Avevo delle perplessita’ su alcune fatturazioni anomale di Chianese e sull’applicazione dell’Iva, al punto che, stando ai suoi calcoli, l’Impregeco e poi il commissariato di governo doveva alla Resit un milione e mezzo di euro – ha spiegato la D’Alterio – in pratica la Resit chiedeva il pagamento delle fatture altrimenti avrebbe chiuso le discariche”.
Prima di Pina D’Alterio e’ stato ascoltato dai giudici anche Mario Melone, medico pediatra e attuale consigliere di minoranza del comune di Casagiove e presidente del consorzio Ce3 fino al 2005. “Ero vicino all’ex presidente Riccardo Ventre – ha spiegato ai giudici Melone – venni eletto alla guida del consorzio dall’assemblea dei sindaci e incontrai anche Cosentino, all’epoca a segretario provinciale del partito di Forza Italia. Fui io stesso a presentarmi durante un incontro in piazza Margherita a Caserta. Ho saputo che Cosentino aveva parlato in un paio di occasioni con Francesco Cundari (ex dirigente consorzio Ce3), ma non ne so la natura. Durante la gestione ho avuto difficolta’ ad accedere ai conti del consorzio e per questo scrissi anche alla Corte dei Conti. Mi occupai anche di far sciogliere l’Econova (societa’ che faceva capo all’imprenditore Nicola Ferraro) e dissi anche non bisognava piu’ fare capo all’Econova per fittare i mezzi della raccolta dei rifiuti, a quel punto Nicola Ferraro mi disse che se non mi conveniva potevo anche andarmene, io risposi che non mi aveva eletto lui. Dopo poco ricevetti delle minacce in via Bosco a Caserta”. La prossima udienza e’ prevista per il 28 novembre.