“Nessun blitz, nessun arretramento, ma conferma della linea di assoluto rigore e trasparenza”. La data per il pagamento del saldo dell’Imu si avvicina e il governo conferma la sua intenzione di arrivare al più presto alle norme che introducono la tassabilità degli immobili della Chiesa. Il tentativo di cambiare la norma per alleggerirla, in realtà, c’era stato la scorsa settimana durante l’iter del decreto sui costi della politica degli enti locali.

Ma, vincolato dagli accordi Europei per evitare sanzioni in seguito ad una procedura d’infrazione che è stata aperta, è stato proprio il governo a sventare questa possibilità, facendo modificare la norma prima di apporre la fiducia. Palazzo Chigi ha comunque voluto smentire la ricostruzione, definita “errata e destituita di ogni fondamento” sulla volontà del governo di fare qualche passo indietro. “La disposizione, in linea con gli orientamenti più volte espressi dal governo e con le richieste dell’Unione europea, – è scritto nella nota diffusa dallo staff di Mario Monti – non è stata modificata in alcuna parte dall’esecutivo durante l’esame alla Camera. Il testo approvato coincide esattamente con quello già deliberato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 4 ottobre”. Le norme introdotte hanno però una ratio giuridica. Il regolamento attuativo, quello che in concreto farà scattare la tassazione dell’Imu sui beni lucrativi di Onlus e chiesa, era stato bocciato dal Consiglio di Stato perché andava oltre i contenuti della legge, fissando paletti che non erano previsti dal legislatore. Il governo è quindi corso ai ripari introducendo queste modifiche anche nella legge per fare in modo che la “delega” per il regolamento governativo “che risponde in dettaglio e puntualmente ai criteri comunitari” sia “espressa” già nella legge. Di certo sul tema il confronto è sempre aperto. L’ipotesi di un allargamento ha fatto esprimere critiche da tutto il fronte laico, dai socialisti a rifondazione comunista. Basta i continui attacchi al mondo del no profit è stato invece detto dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. Che l’argomento sia sempre aperto lo dimostra anche il recente confronto parlamentare, ricordato proprio nella nota del governo che rivendica di avere operato “affinché la norma sull’Imu per gli enti non commerciali non fosse resa, in alcun modo, meno stringente a seguito di ulteriori iniziative parlamentari”. Di fatto era stato approvato all’unanimità, da tutti i gruppi, un emendamento di Maurizio Lupi (Pdl), relativo ad enti no-profit, che certo avrebbe aperto qualche varco. Secondo qualcuno l’obiettivo sarebbe stato quello di esentare le mense della Caritas, ma certo avrebbe aperto un nuovo fronte. “Di fronte a tali proposte emendative – spiega Palazzo Chigi – il governo ha chiesto il rinvio del testo in Commissione. Gli emendamenti parlamentari sono stati espunti ed è stato ripristinato, proprio su iniziativa del governo, il testo originario”. Ora una volta ottenuto l’ok della Camera, atteso per domani, e quello del Senato, è necessario il varo del “regolamento” e l’ok del Consiglio di Stato. E a dicembre le attività lucrative di onlus e chiesa pagheranno la nuova Imu, chiudendo così una annosa querelle e anche la procedura di infrazione alla quale è sottoposta l’Italia per un’esenzione un po’ troppo estensiva.

 

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