“Sono cosi’ orgoglioso di essere il primo presidente americano a visitare questo paese meraviglioso e sono molto felice che uno dei miei primi contri sia con un’incona della democrazia che ha ispirato cosi’ tante persone non solo nel suo paese ma nel mondo intero”.

E’ quanto ha detto Barack Obama parlando ai giornalisti dal patio della casa dove la leader dell’opposizione birmana Aung San Suu Kyi e’ stata chiusa per quasi 20 anni agli arresti domiciliari. E il presidente ha fatto riferimento proprio alle sofferenze di quegli anni: “ed e’ stato qui che, nel corso di molti anni difficili, ha mostrato il suo indistruttibile coraggio e determinazione”, ha aggiunto Obama. “Voglio sottolineare come sono felice di ricevere il presidente Obama nel mio paese e nella mia casa”, ha detto poi Suu Kyi. Nella sua breve dichiarazione, la leader dell’opposizione birmana, che ora siede in Parlamento, ha rivolto un invito alla cautela ed al costante monitoraggio dell’attivita’ del governo che sembravano rivolte sia ad Obama, che con con la sua visita ha di fatto dato il suo sostegno al governo del presidente Thein Sein, che ai suoi sostenitori: “il momento piu’ difficile in una transizione e’ quando credi che il successo sia ormai a portata di mano, bisogna stare attenti a non essere ingannati da un miraggio di successo”. Obama e’ apparso sinceramente commosso dall’incontro con il premio Nobel per la Pace, e dopo la loro breve dichiarazione, il presidente americano, al quale e’ stato a sua volta conferito il premio Nobel per la Pace nel 2009. Al momento del suo arrivo, scendendo dalla limousine presidenziale, Obama aveva salutato la padrona di casa con il tradizionale inchino orientale, che la Suu Kyi aveva ricambiato. Molto affettuoso anche il saluto tra la leader birmana e Hillary Clinton, il segretario di Stato americano che proprio un anno fa compiva lo storico viaggio con cui Washington decretava la fine dell’isolamento del Myanmar in cambio delle aperture avviate dalla giunta militare ed il rilascio definitivo di Suu Kyi, che hanno fatto rilacciare le relazione diplomatiche tra i due paesi e abolire le sanzioni economiche imposte. Interessante come dal punto di vista linguistico Obama abbia voluto segnalare un’importante apertura nei confronti del governo birmano: infatti il presidente ha chiamato il paese Myanmar e non Birmania – come invece lo chiama la Suu Kyi – utilizzando il nome imposto nel 1989 dalla giunta militare. E anche per citta’ principale, ed ex capitale, ha scelto il nuovo nome Yangon invece del tradizionale Rangoon.

 

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